Cose che nota soltanto Gesù

Commento alla liturgia della Domenica “FIRMATO” Famiglia XXXII Domenica tempo ordinario - anno B

MESSALE metti piccola in commento al vangelo“Non ci rendiamo conto di quanto siamo presuntuosi e di quanto l’orgoglio spirituale ci conduca sottilmente a voler costruire da noi stessi la santità”. Queste parole provengono da un preziosissimo libro suggeritoci circa un anno fa da don Mauro Salciarini, nostro ex parroco e ora direttore spirituale del Seminario regionale umbro. Il libro è La via dell’imperfezione di André Daigneault, editrice Effatà. In questa XXXII domenica del tempo ordinario le letture sono orientate, come sempre, a farci entrare di più nella logica di Dio. Nella prima lettura ascolteremo l’episodio in cui il profeta Elia viene inviato da una vedova in un periodo di siccità e quindi di scarsità di cibo. Il Signore dice ad Elia: “Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti”. Non credo siamo i soli a stupirci che in un momento di carestia la persona incaricata di dare sostentamento all’uomo di Dio sia una vedova, ovvero la persona meno in grado di poterlo fare. Sarebbe stato più comprensibile vederci presentare un uomo ricco, straniero o ebreo, ma una vedova era la persona meno importante, la più povera che si potesse immaginare all’epoca. E infatti non aveva più cibo nemmeno per sé e per suo figlio. Poi sappiamo cosa è successo, “l’olio nell’orcio e la farina nella giara non sono finiti”. Per di più il racconto prosegue dicendo che il figlio della vedova si ammala, muore e il profeta intercede ottenendo la sua risurrezione. Questo è ciò che Dio fa quando trova persone che si fidano e aspettano solo da Lui ogni bene. È la “fede-nonostante” di cui parlavamo due domeniche fa. Nel Vangelo, Gesù ci mette nuovamente in guardia: stavolta i due pericoli sono la vanità e l’ipocrisia. In entrambi i casi la pratica religiosa è ostentata, resa evidente; nel primo atteggiamento questo porta ad avere onore, dunque a soddisfare il desiderio di ingrandire se stessi, e porta a guardare gli altri dall’alto in basso. In questa posizione Dio diventa quasi un intralcio, a meno che non sia un motivo di vanto. Nel secondo, ostentare la devozione è finalizzato a nascondere un comportamento inaccettabile; nella fattispecie si tratta di compiere ingiustizie e soprusi nei confronti dei deboli e dei bisognosi. È ovvio, d’altronde, se guardiamo gli altri dall’alto in basso, che le loro istanze e i bisogni che hanno saranno meno importanti dei nostri, dunque è logico che non venga dato loro aiuto.

Nella lingua della Bibbia la parola “peccato” è correlata etimologicamente con il “bersaglio mancato”: l’uomo che pecca è chi non ha centrato l’obiettivo. I due atteggiamenti descritti da Gesù, e attribuiti agli scribi, sono due esempi concreti di questo: se si mira all’io e al suo bisogno di essere consolidato, il bersaglio è completamente mancato. Si punta all’esteriorità e a come si appare, il resto è una semplice (ma drammatica) conseguenza. Poi Gesù si mette nuovamente a sedere e a guardare. Ecco nuovamente Gesù che, appena finito di insegnare, continua a sedere accanto a noi. Stavolta sembra davvero attratto da ciò che sta osservando, come uno che sta apprendendo qualcosa di nuovo. Si manifesta così l’atteggiamento di Dio, teneramente abbassato verso di noi; e ciò che attira la sua attenzione è una vedova. Nonostante la distanza di tempo che separa la vedova di Zarepta da questa, la condizione vedovile non è affatto cambiata. Le vedove non vedevano riconosciuti i loro diritti, nemmeno quello di mantenere la propria casa, salvo nel caso in cui avessero pagato profumatamente coloro che avrebbero dovuto tutelarle. Addirittura si arrivava a casi di vero e proprio parassitismo di scribi ed esperti della legge che sfruttavano l’ospitalità di queste povere donne. La scena si svolge accanto a cassette a forma di imbuto chiamate “trombe” dentro le quali il pio israelita deponeva la sua offerta in denaro. Certamente l’importo della donazione veniva reso noto, forse addirittura ad alta voce. Ecco come i ricchi facoltosi dissetavano la loro brama di vanagloria. Ma così “ricevevano già la loro ricompensa”. Poi eccola lì, la vedova che sembra osservata da Gesù con tenerezza tutta particolare. Egli è compiaciuto per aver trovato un’anima così. Da come ne parla, ha scrutato nel suo cuore e ha trovato quella povertà cui Dio non resiste (“Dio resiste ai superbi…”). Facciamo caso al fatto che qui Gesù non opera nessun prodigio: non ce n’è bisogno! Questa donna ha già Dio con sé, altrimenti non avrebbe donato tutto quanto aveva per vivere. Se lo ha fatto, è perché confida nel suo Signore, lo ama già “con tutto il suo cuore, con tutta la mente e con tutte le forze”. Bello anche vedere che il Signore ha colto l’occasione di questo fatto – di cui non si è accorto nessun altro – per fare lui stesso una riflessione da condividere con i discepoli. Gesù è sempre pronto a imparare da ciò che gli accade. Questo è il vero Maestro, colui che non smette mai di apprendere e di stupirsi! Siamo di nuovo davanti a un Dio che si china verso di noi, scende da noi, e noi non dobbiamo far altro che fargli posto, annullandoci e aprendoci con fiducia.

AUTORE: Mauro Pierucci Elisabetta Giorgi