Cosa resta del Covid

di Paolo Bustaffa

Nel mondo le vittime del Covid sono state 20 milioni. Dietro un dato numerico ci sono persone e famiglie che hanno subìto angosciate l’aggressività di un virus, e si è affrontata una lotta affannosa per contrastarlo. Nello stesso tempo si è manifestata la solidarietà di tanti professionisti e volontari, mentre l’inaspettata avanzata della tecnologia e della scienza fermava il ‘mostro’ ma non la tempesta dei perché. È trascorso poco tempo da quei momenti interminabili, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dell’emergenza Covid, e si attende a breve la dichiarazione della fine pandemia. L’estate che arriva contribuisce a fare della dichiarazione dell’Oms un motivo in più per mettere da parte una storia di sofferenza e di morte. E se questo è comprensibile, non può essere che un passato così graffiante si dissolva del tutto. Un primo appello che quest’esperienza rivolge a società e istituzioni riguarda la cura della sanità che, sottoposta a uno sforzo immane, ha bisogno di investimenti per fare fronte alle conseguenze e ai ritardi dovuti al Covid e, ancor più ampiamente, per rispondere all’art. 32 della Costituzione.

L’ invito a non dimenticare si unisce a quello di custodire, cioè a coltivare alcuni insegnamenti sul senso e sullo scopo della vita, per non conservare la sofferenza vissuta in un archivio chiuso. “Quando tutto finirà saremo migliori” si ripeteva in quegli anni; e oggi ci si chiede se davvero questo cambiamento sia avvenuto, oppure se poco o nulla sia rimasto di quella solidarietà e di quella consapevolezza del limite.

Quante fragilità a livello piscologico, anche nei più giovani, sono venute dalla prolungata e faticosa traversata della notte pandemica! Ci sono domande che rimangono aperte, e alle quali la scienza e la tecnologia hanno offerto e possono offrire risposte certamente positive, ma non definitive. Torna alla mente il monito di Papa Francesco all’udienza generale del 26 agosto 2020: “Ma ricordatevi: da una crisi non si può uscire uguali. O usciamo migliori, o usciamo peggiori. Questa è la nostra opzione. Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune?  Pensiamoci”. La domanda sul senso della vita rimane aperta, sollecitata da immagini e parole che vengono dal mondo reale e da quello virtuale.

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