Possiamo dire che il “fatto religioso” oggi faccia cronaca più di ieri. Ogni giornale che si rispetti ha anche il suo “vaticanista”. Il quale presenta in redazione il suo pezzo per informare i lettori sugli avvenimenti della giornata. Deve informare giornalisticamente, cioè deve mettere in risalto il lato sensazionale dell’avvenimento religioso, e deve adattarlo anche all’orientamento politico del giornale. Ne uscirà fuori così una cosiddetta cronaca religiosa. Con quale risultato culturale e religioso, è facile immaginare. Una conseguenza, tra le altre, è la confusione che esiste nel linguaggio religioso, dominato oggi da una cultura che sta ignorando sempre più i tesori racchiusi nel corso della nostra bimillenaria tradizione cristiana. Un rimedio a questa nostra povertà di tipo giornalistico potrebbe essere un ritorno all’inesauribile ricchezza della vita interiore del cristiano: “Non uscire fuori di te, ritorna in te stesso: la verità abita nell’uomo interiore, e se troverai che la tua natura è mutevole, trascendi te stesso. Ma quando trascendi te stesso, ricordati che trascendi l’anima razionale: tendi pertanto là dove si accende il lume della ragione” scriveva sant’Agostino (La vera religione, 39,72). “Io non riesco a comprendere ciò che sono – egli diceva, all’inizio della sua conversione -. Dunque lo spirito sarebbe troppo angusto per contenere se stesso? E dove sarebbe quanto di se stesso non comprende? Fuori di se stesso, anziché in se stesso? No. Come mai allora non mi comprendo?” (Confessioni 10,8.15). Questo sentimento si prova quando soprattutto si pensa al mistero della presenza di Dio in noi, “Padre nostro”, come Gesù ci dice di chiamarlo. Si tratta di un tesoro nascosto di inesauribile ricchezza, da custodire non solo gelosamente, ma da arricchire con una ricca pratica religiosa. Basterebbe dunque cominciare con il sentire di più il bisogno di rientrare in noi stessi. Trovare sempre nella giornata momenti di silenzio, necessari anche, anzi ancor più, durante le nostre giornate più agitate. La nostra vita spirituale, infatti, è dentro di noi e al di sopra di noi. E anche la conoscenza della realtà esterna entra così dentro di noi non quasi fosse una semplice fotografia del reale, ma diventata verità vissuta nella realtà stessa del nostra vita spirituale, perché essa non ne è una semplice fotografia, ma diventa parte di noi.
Contro la superficialità
AUTORE:
Giovanni Benedetti