In una sala del Chiostro di San Nicolò, si è svolta la XXIV edizione dell’assegnazione dei premi Nuova Spoleto 2002, inserita, per la prima volta, nell’ambito degli eventi della Estate spoletina e non nelle collaterali al Festival. Il Premio 2002 è stato assegnato, per il settore Televisione, a Pippo Baudo; per la Cultura a Ignazio Baldelli, storico e docente di Lingua italiana, a Giobbe Covatta, per l’intensa opera di solidarietà a favore delle popolazioni africane, a Giuseppe De Rita, Segretario generale del Censis, all’astronauta Roberto Vittori, ed infine a due spoletini: Bruno Toscano, esperto e studioso di Storia dell’arte, e Carlo Gilardi, Amministratore delegato della Cofiri. Ha preceduto l’assegnazione una tavola rotonda sul tema “Umbria: usi, costumi, tradizioni da salvare”. Di particolare interesse le relazioni di Tullio Seppilli, presidente della Società italiana di Antropologia medica, e di Renato Palumbo, professore ordinario di Medicina nucleare all’Università di Perugia e Delegato della Accademia italiana della Cucina, fondata nel 1953 contro l’avanzata della cucina americana e della globalizzazione alimentare. Palumbo ha evidenziato la perdita del senso della comunità locale e dei suoi spazi, sostituiti dai nuovi a sfondo ludico-consumistico: i centri commerciali, nuove cattedrali del consumismo, dove tutto è rigidamente pianificato. Il nucleo centrale e costituito dai “fast food”. I MacDonalds, nel 2000, erano 30.000 e hanno servito 4.500.000 pasti tutti uguali in ogni parte del mondo; il loro scopo è formare consumatori incompetenti e massificati. Ma anche elettrodomestici, come il forno a microonde, stanno distruggendo il gusto e i rapporti familiari: il tempo del pranzo, come tempo per stare insieme e parlare, non esiste più, si è perso il valore sociale degli acquisti e della preparazione dei pasti. Come rimediare a tutto questo? Attraverso la riscoperta della memoria degli antichi sapori, il recupero della tradizione culturale che ci deve far privilegiare i cibi più autentici. Al tema della tradizione si è ispirato anche Seppilli, che ha ricordato alcune manifestazioni della cultura popolare, come i proverbi, che oggi sono quasi dimenticati perché avevano un senso in una società contadina in cui usi e costumi erano legati a particolari sistemi di vita; della medicina popolare, decapitata durante la Controriforma, rimangono tracce che dimostrano la validità dei suoi principi. L’industrializzazione ha distrutto le basi culturali della società contadina e i suoi valori, dall’etica del risparmio si è passati all’etica del consumo: quale senso può avere la sacralità del pane in una società dove, giornalmente, si gettano decine di tonnellate di pane e pasta?
Consegnati i premi “Nuova Spoleto 2002”
Una tavola rotonda su "Umbria: usi, costumi, tradizioni da salvare"
AUTORE:
Pina Silvestri