Condivisione e preghiera

abatjour

A sera di domenica 7 febbraio ho assistito con estrema commozione alla messa in onda (Tv 1) di C’era una volta la casa dei matti, la fiction su Franco Basaglia. E ho ricordato con grande sofferenza le polemiche contro di lui, che non si placarono nemmeno quando un tumore al cervello lo uccise nell’agosto del 1980, a 56 anni. Si disse che la chiusura dei manicomi prevista dalla “sua” legge 180/1978 metteva in grosse difficoltà le famiglie dei malati mentali, liberati da quelle carceri disumane che eufemisticamente chiamavamo, a causa dell’endemico bisogno di ingannare noi stessi, “manicomi”. La difficoltà nasceva dal fatto che lo Stato stentava a dar vita alle piccole e umane strutture alternative, raramente a ciclo residenziale, normalmente a ciclo diurno. E lo Stato faticava a spenderci, perché non era motivato a farlo. È una domanda che per giusto pudore nessuno formula, ma che in molti si portano dentro: vale la pena di spendere soldi per un malato mentale?Varrebbe la pena se nella nostra società fosse diffusa e contasse davvero la cultura della parzialità, la cultura dell’art. 3 della nostra Costituzione repubblicana, rimasto tante volte inapplicato. Ricordate? “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Della fiction C’era una volta la casa dei matti ho potuto vedere solo la prima parte, la seconda me la dà domani un amico che l’ha registrata per me su un dvd (si dice così?). So che anche la visione di questa seconda tranche comporterà per ancora più di un tuffo al cuore. Càpite nos: almeno un terzo dei “ragazzi” con i quali condivido la vita quotidiana senza Basaglia vivrebbero oggi in uno di quei Lager, o più probabilmente vi sarebbe già morto. Eppure ognuno di loro è un gran dono di Dio. Certo, di medici ce ne vogliono a bizzeffe; di medicine una còfena al giorno; accanto a loro occorre la presenza continua, autorevole e discreta di giovani e belle e pazientissime operatrici, di giovani e robusti e mitissimi operatori; ma per chi ci vive notte e giorno sono una grazia grande. E l’esercizio al quale sei obbligato, di cogliere l’altissima dignità della Persona (dei Figli di Dio) nei buchi sempre grandi, a volte anche simpatici, della loro personalità, è la parte migliore della tua preghiera quotidiana. Per lo meno fino a quando la preghiera quotidiana rimarrà quella che i nostri Padri ci hanno trasmesso, elevatio mentis in Deum.

AUTORE: a cura di Angelo M. Fanucci