Con una partecipata assemblea dei rappresentanti delle Unità pastorali 30a, 31a e 32a, tenutasi il 27 dicembre nel teatro del Santuario della Madonna di Fatima in Città della Pieve, si è conclusa la Visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti alle comunità parrocchiali della VII Zona pastorale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve. Le tre Unità pastorali, che insistono nei comuni di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Magione, Monteleone d’Orvieto e Paciano, contano complessivamente 26.823 abitanti residenti (Istat 2015), ai quali va aggiunto circa il 10% di cittadini immigrati regolari sul totale della popolazione (Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2014). Diverse parrocchie formavano l’antica Diocesi di Città della Pieve, istituita nel 1600 e unificata all’Archidiocesi di Perugia nel 1986.
Sono intervenuti all’assemblea conclusiva, che ha preceduto l’apertura della Porta santa della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio, parroci, religiosi, religiose, diaconi e laici impegnati a vario titolo nelle parrocchie di Città della Pieve, Moiano, Monteleone d’Orvieto, Po’ Bandino, Ponticelli (U.p. 30a), Castiglione del Lago, Gioiella, Petrignano del Lago, Piana e Pozzuolo Umbro (U.p. 31a), Macchie, Paciano, Sanfatucchio, Sant’Arcangelo sul Trasimeno, Vaiano e Villastrada (U.p. 32a).
Dopo la presentazione da parte del vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti delle tre Lettere pastorali conclusive della Visita, il cardinale Bassetti ha ascoltato le opinioni di quanti sono intervenuti tra sacerdoti e fedeli laici. Nella consapevolezza che le loro comunità cristiane «sono ancora troppo attaccate al “campanile” della propria parrocchia», hanno accolto l’esortazione dello stesso cardinale e del suo vescovo ausiliare ad essere comunità unite, di fare più comunione a partire dalla liturgia, catechesi e carità, così da dare vita concretamente, non solo a parole, alle Unità pastorali tra più parrocchie. Occorre essere più uniti e collaborativi tra parroci e fedeli per una nuova visione di Chiesa locale che superi i confini delle singole comunità per fare più comunione ecclesiale in un territorio più vasto. Per essere Chiesa più unita diversi laici hanno sostenuto che «occorre una guida certa dell’Unità pastorale». Dal canto loro i parroci hanno riconosciuto di essere «una grande opportunità unificante, ma anche un limite. Oggi abbiamo da realizzare le U.p., ma non tutti siamo convinti e il tempo che abbiamo per convincerci è poco». Si è colto nelle parole dei parroci la consapevolezza che molti di loro sono anziani e i giovani sono numericamente insufficienti alle necessità pastorali di comunità parrocchiali in costante crescita demografica, alla quale segue spesso l’accentuarsi di problematiche sociali alla cui risoluzione la comunità cristiana non può tirarsi fuori. Da qui l’appello a «guardare anche alle periferie con le loro esigenze pastorali e sociali ad iniziare dal rendere più operative ed efficaci le Caritas interparrocchiali». La «sfida» che oggi hanno i parroci, come alcuni di loro sostengono, «è proprio il compimento delle U.p., mettendo sempre più in comune le celebrazioni liturgiche e le attività di catechesi». Nel contempo sono coscienti che questo è difficile che possa avvenire nel breve tempo.
E’ stato lo stesso mons. Giulietti a non mettere fretta nel dire: «L’U.p. deve trovare la sua strada in ogni territorio. Le modalità possono essere diverse, ma la collaborazione è fondamentale. I cambiamenti avverranno piano, piano senza creare sconvolgimenti». L’importante, ha detto in sintesi mons. Giulietti, è evidenziare le difficoltà che emergono nel mettere insieme le comunità parrocchiali, in modo da superarle in comunione e questo significa fare l’Unità. I sacerdoti sono sempre meno ed anche i laici impegnati in parrocchia lo saranno se non riusciranno a coinvolgere i giovani, che sono più aperti ad una collaborazione con i coetanei di altre parrocchie. Basti pensare alla realizzazione dei Campi estivi e delle attività oratoriali e socio-caritative (es. la raccolta viveri organizzata da Caritas e Pastorale giovanile in Quaresima). Se non si concretizzano le U.p., sempre secondo il vescovo ausiliare, con il passare degli anni non poche comunità parrocchiali potrebbero “estinguersi”. Al riguardo l’appello di mons. Giulietti « a non essere darviniani, ma creazionisti».
Il cardinale Bassetti ha esortato sacerdoti e fedeli a non essere dei «conservatori». Spesso, ha commentato, «mi sento dire: “si è fatto sempre così”». Di questo passo, ha aggiunto, «i preti si fossilizzano e i laici si clericalizzano sempre più. Voglio bene alla mia comunità diocesana, mi trovo bene con tutti voi, ma non sono stati sconfitti i campanilismi. Esistono ancora forti resistenze al cammino comune – ha sottolineando richiamando a quanto scritto nelle Lettere pastorali conclusive –, soprattutto quando esso esige di fare scelte che vanno a toccare il “modus vivendi” pastorale e liturgico delle diverse comunità parrocchiali». Il cardinale ha poi ricordato la necessità della Chiesa, a partire da quella locale, di aprirsi al cambiamento e rinnovarsi per «raggiungere anche i lontani». Infine il porporato ha richiamato sacerdoti e fedeli all’unità e alla collaborazione massima affinché «la Chiesa locale diventi un’orchestra che funzioni, affinché sia più ricca e più efficace nell’annunciare il Vangelo. Rimbocchiamoci tutti le maniche per questa nuova avventura di comunità ecclesiali sempre più unite nella condivisione delle esperienze di fede di ciascuna realtà che arricchiscono tutte le altre».
Sintesi delle Lettere conclusive della Visita pastorale alle U.p. 30a, 31a e 32a
Ma cosa emerge dalle Lettere pastorali conclusive della Visita consegnate dal cardinale Bassetti ai parroci moderatori delle tre Unità, don Aldo Gattobigio (U.p. 30a), don Paolo Cherubini (U.p. 31a) e don Leonardi Romizi (U.p. 32a)? Le Lettere sono dei documenti con cui il cardinale offre alcune «indicazioni per il cammino dei prossimi anni per realizzare progressivamente quella “pastorale integrata” che costituisce la ragione prima dell’Unità pastorale». Esse evidenziano positività e criticità di ciascuna U.p. Queste ultime, come già sottolineato dal cardinale Bassetti, riguardano in gran parte la visione “campanilistica” della vita parrocchiale che “ostacola” l’avvio di una pastorale d’Unità. Molto positive sono state le esperienze che l’arcivescovo ha avuto nell’incontrare tanti laici impegnati, come anche le visite agli studenti di diverse scuole, alle famiglie, ai malati, alle realtà imprenditoriali e del mondo del lavoro e ai rappresentanti delle Istituzioni civili locali. Il cardinale ha apprezzato «le ottime relazioni» che le parrocchie hanno con le comunità religiose, come quelle delle Clarisse del monastero di Santa Lucia e delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario in Città della Pieve, delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto in Pozzuolo Umbro e delle Suore Francescane di San Giuseppe in Castiglione del Lago. Oltre alla liturgia e alla catechesi, che devono essere il più possibile integrate tra parrocchie, ad esempio iniziare a celebrare in comunione alcune s. messe durante l’anno ed in particolare il Triduo pasquale, anche la carità deve essere ripensata avviando la costituzione di Caritas interparrocchiali o di Unità pastorale. Al riguardo l’opera segno- struttura di accoglienza della Caritas diocesana “Il Casolare” in Sanfatucchio, «con la preziosa testimonianza e le opportunità che sa offrire – scrive il cardinale in una delle tre Lettere pastorali –, potrà costituire un utile spazio di formazione, fornendo anch’esso appoggio e assistenza alle attività caritative». Altro aspetto non trascurato dalla Visita pastorale è stato quello della comunicazione-informazione. Essa, in tutte e tre le U.p., è carente e va potenziata con la realizzazione di siti internet interparrocchiali periodicamente aggiornati e il rilancio, con la creazione di “piccole redazioni”, dei “bollettini-fogli parrocchiali” da diffondere nell’intera U.p.