“Con molto rispetto, signor sindaco d’Arezzo, le chiedo di essere accolto in questa comunità. Mettendomi accanto ai molti migranti, che vengono da luoghi diversi con l’intenzione di ben operare in questo territorio, sono a chiederle di volermi annoverare tra i cittadini di questa città, dove volentieri, a partire da questa sera, fisserò la mia residenza”. Inizia così, il 13 settembre 2009, la nuova strada dell’arcivescovo Riccardo Fontana. Il sindaco, Giuseppe Fanfani, lascia sornione scorrere i discorsi ufficiali di benvenuto. Poi, con ironia, risponde fra gli scroscianti applausi del popolo che ha gremito piazza della Libertà, la scalinata e la cattedrale: “Mi corre l’obbligo di dire che la sua richiesta di cittadinanza è accolta… e senza accertamenti!”. Arezzo si attende molto da mons. Fontana, “dal vigoroso, quasi irruento arcivescovo”, come già lo descrivono le principali cronache locali. Sanno che ha preso per mano la gente di Spoleto e Norcia ai tempi del terremoto, ha contribuito molto alla ricostruzione post sismica, ha promosso in Umbria significative opere di carità per gli emarginati e le famiglie, ha spinto gli amministratori a parlare – senza falsi pudori – di povertà. Sanno che ha lavorato per creare il Fondo economico di solidarietà delle Chiese umbre e che ha valorizzato un patrimonio storico-artistico di primo livello, fonte di bellezza per tutti. È lo stesso sindaco Fanfani, “consapevole di tanto accorrer di popolo”, ad indicare a mons. Fontana il grande attuale problema del territorio aretino: la crisi economica del vasto settore del manifatturiero, la conseguente perdita di tanti posti di lavoro, le famiglie in difficoltà, lo sbandamento dei giovani disoccupati. Il prefetto, Salvatore Montanaro, vuole lavorare insieme “per prevenire ogni forma di disagio giovanile”; dalla Provincia gli offrono un volontariato importante. Sul palco delle autorità c’è anche il card. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace: “Testimonio – afferma – che Riccardo Fontana conosce bene la dottrina sociale della Chiesa, di cui è un paladino. Sarà un buon successore di monsignor Bassetti e opererà la carità nella verità, così come ci esorta la terza enciclica di Papa Benedetto XVI”. Altra “garanzia” la dà poi l’arcivescovo metropolita di Firenze e presidente della Conferenza episcopale della Toscana, l’umbro mons. Giuseppe Betori, sulla prima pagina del supplemento di Toscana Oggi dedicato a mons. Fontana. “Proprio nel servizio svolto da lui in Umbria – scrive mons. Betori nel saluto intitolato “Il successore degli apostoli” – “ho potuto constatare la vivacità pastorale di monsignor Fontana, le coraggiose iniziative da lui assunte per dare slancio a quell’antica arcidiocesi, la lucidità e la risolutezza con cui ha affrontato i difficili anni della ricostruzione strutturale e morale dopo il terremoto umbro-marchigiano. Questa non comune esperienza, che si aggiunge a quanto maturato nel lungo servizio svolto nella diplomazia pontificia, egli ora viene a riversarla nella nostra terra e sarà senza dubbio un dono importante per la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e per tutti noi in Toscana”. Sarà lo stesso mons. Betori, alle 18.10, a proclamarlo “nuovo pastore della Chiesa di Arezzo, Cortona e San Sepolcro”. E poi, accanto ai discorsi ufficiali e al rito, c’è il popolo. Un pensionato dà di gomito alla moglie, proprio mentre mons. Fontana fra due ali di folla in festa sale sorridente la scalinata della cattedrale di San Donato: “È proprio ’n bel pretone”.
Con vigore apostolico
L’ingresso ufficiale di mons. Fontana ad Arezzo, accolto con entusiasmo dalle istituzioni e dalla popolazione
AUTORE:
Paolo Giovannelli