Si è appena conclusa la 23a Giornata modiale della gioventù e, pur volendo parlare d’altro, non riusciamo a distogliere gli occhi da questo evento ecclesiale mondiale, anche perché le comunità umbre vi erano direttamente coinvolte.
Altra ragione è che altrimenti avremmo dovuto commentare le nostre non esaltanti vicende italiane o regionali… L’evento australiano, inoltre, ci sembra giusto e opportuno collocarlo nel quadro dell’Anno paolino che ha avuto inizio il 29 giugno scorso, festa degli apostoli Pietro e Paolo.
La lunga traversata in aereo di Benedetto XVI e il cammino dei giovani, con i loro sacchi in spalla da 127 nazioni della Terra, sembrano una traduzione in forma plastica della Chiesa nell’esercizio primario della sua missione, quella di convocare tutte le nazioni e annunziare loro la bella notizia del Vangelo, potenza di Dio per la salvezza del mondo.
Non è fuori luogo leggere questo e gli altri viaggi apostolici compiuti in passato dai Pontefici, e anche da vescovi e missionari, alla luce dei viaggi di Paolo, infaticabile comunicatore del Vangelo al mondo globale di allora.
Come attraverso Paolo la Parola di Dio, sciolta da ogni catena, è risuonata a Gerusalemme, ad Atene, a Corinto, a Roma, nei porti marittimi, nelle piazze delle città e persino nel carcere, così oggi, attraverso nuovi apostoli e testimoni, continua a percorrere le strade del mondo e si affida alle generazioni sempre nuove. Non si arresta di fronte alle distanze, alle barriere e alle incomprensioni. Va nei Paesi dove la Chiesa cattolica è accusata, contestata, derisa e guardata con diffidenza. E non fa solo la difesa di sé, chiedendo scusa per eventuali disordini compiuti da alcuni suoi membri, ma si fa prossima degli anglicani, perché non giungano allo scisma tra loro; e delle religioni, perché siano pacifiche e unite nella difesa della giustizia, della pace, della vita e dell’ambiente.
Ma Benedetto XVI si è rivolto soprattutto a loro, ai giovani, preoccupato delle loro difficoltà e delusioni, volendoli sostenere nel cammino della vita, di fronte alle crescenti tentazioni del mondo d’oggi.
Egli non solo annuncia lo stesso messaggio di Paolo, ma usa anche lo stesso linguaggio, da quello accattivante e ricercato usato nel discorso ai filosofi nell’areopago ateniese, a quello scarno e diretto, della croce, riportato nella Prima lettera ai Corinzi.
Non si tratta, quindi, a nostro avviso, di una delle tante manifestazioni spettacolari o culturali di massa. Ratzinger avrebbe preferito, probabilmente, starsene a Castelgandolfo; ed anche i giovani avrebbero potuto pregare e meditare la Parola di Dio nelle proprie parrocchie. Per comprendere il senso di quest’incontro si deve far riferimento alle precedenti Gmg, che hanno lasciato un segno nella storia della Chiesa cattolica di questi decenni.
Papa Ratzinger ha consegnato ai partecipanti un detto attribuito a sant’Agostino: ‘Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo’ e spiega che in Lui si trovano le risposte agli interrogativi esistenziali, ed anche le mete cui tendere, per le quali vale veramente la pena di vivere; e soprattutto ‘la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore’. L’appello è stato di partire dall’Australia, ‘terra meridionale dello Spirito santo’, con la gioia nel cuore, pronti a rendere ragione della speranza che Cristo ha seminato in loro.