CON LO STATUTO I “PALAZZI” SI RIAVVICINANO

Lo statuto della Regione è quella cosa che, intanto, costringe i politici a parlare di politica. E in Umbria non è poco. Pensare che si è dovuto aspettare più di un anno per sentire i trenta consiglieri regionali argomentare a Palazzo Cesaroni su questioni “tutte politiche”, e non su passaggi di gruppo o “poltrone” da riempire, è in parte sconsolante ed in parte incoraggiante. Incoraggiante, sì, perché quando, come nel dibattito di lunedì e martedì scorso, l’assemblea si è dovuta occupare del programma ei lavori della commissione chiamata a redigere la nuova “carta fondante” della Regione, il livello del confronto è stato alto, conforme all’importanza dell’argomento. Questo per molti motivi: il primo è che il presidente dell’assemblea, il popolare Liviantoni, alle cadute di tono proprio non si rassegna, a costo di continui ed assillanti richiami ai colleghi. Valga per tutti come esempio l’aver preteso dalla governatrice Lorenzetti che si discutesse in aula dell’aggressione all’assessore Grossi. La governatrice stessa non si è tirata indietro, consapevole com’è che la sua altrettanto assillante sollecitazione al “gioco di squadra” per il bene dell’Umbria subirebbe un’ispiegabile, contraddittoria ed autolesionistica smentita se a restare fuori dal “gioco” fosse la massima assemblea elettiva per mano proprio dell’esecutivo. I “palazzi”, dunque, si riavvicinano: per il nuovo statuto, per il bene dell’ Umbria.

AUTORE: Gad