Con la sacca del pellegrino

AGORÈ DI LORETO Un racconto 'in presa diretta', in mezzo alla fiumana di giovani che raggiungevano Loreto. L'equipaggiamento, gli eventi, le atmosfere

La due giorni dell’Agorà dei giovani italiani di Loreto ha visto presenti, tra le oltre 400 mila persone accorse, anche 300 ragazzi della diocesi di Perugia ‘ Città della Pieve. Molte le parrocchie rappresentate in questa due giorni, a partire da un intero pullman arrivato dal Trasimeno con i ragazzi dell’oratorio ‘Don Renato Fressoglia’ di Castiglion del Lago, i ragazzi della parrocchia di Moiano e di Città della Pieve, e poi presenti anche i giovani degli oratori di San Sisto, di Marsciano, di San Martino in Campo e San Martino in Colle, i ragazzi dei gruppi di Azione cattolica di Casaglia, di Monteluce e Chiugiana, e ancora: le parrocchie di Casebruciate, Madonna Alta, Deruta, Pontenuovo, Ponte Felcino, Pietrafitta, Prepo, ed altre ancora. Partenza fissata dal luogo centrale per l’accoglienza nei tre giorni precedenti all’evento, il centro pastorale di Monte Morcino. La giornata parte subito con lo stile giusto: viene infatti consegnata la sacca del pellegrino per questa due giorni, con l’essenziale per la ‘sopravvivenza’ sulla spianata di Montorso: vademecum del pellegrino, libro delle liturgie, cappellone che sta a metà fra il coloniale ed il cow-boy, telo su cui adagiare il proprio sacco a pelo per difendersi dall’umidità della notte e, perla finale, torcia senza pile ma alimentata da dinamo che funge anche da generatore per il caricabatteria del cellulare. Da pellegrini al passo coi tempi. Al passo coi tempi, ma pur sempre pellegrini. Così, arrivati nei pressi di Loreto, i 13 chilometri che aspettano i ragazzi per giungere alla spianata di Montorso ricordano che occorre anche faticare un po’ per raggiungere l’agognato traguardo. Dopo tre ore di cammino e qualche fila per prendere l’ulteriore sacca del pellegrino, questa volta con i tre pasti per i due giorni, ecco che il colpo d’occhio di Montorso vale la fatica compiuta. L’anfiteatro naturale è infatti quasi pieno; il posto assegnato ai giovani perugini ormai è sovraffollato, quindi occorre mettersi in una zona della spianata che nemmeno era stata predisposta all’accoglienza, ma che alla fine della serata sarà inondata di teli azzurri e cappellini colorati. Dopo la veglia con Benedetto XVI la serata prosegue con lo spettacolo sul palco offerto dai cantanti ingaggiati per l’occasione, intervallati dalla testimonianza di padre Bossi (rapito e poi rilasciato nelle Filippine) che fa di nuovo calare il silenzio fra i 400 mila presenti. I fuochi artificiali che chiudono la serata non servono per mandare a letto i ragazzi: la notte prosegue infatti fra i canti e il peregrinare per la spianata. In questa occasione, poi, l’Ufficio nazionale di pastorale giovanile ha ideato un modo per trasformare l’entusiasmo notturno dei giovani anche in riflessione. Sono stati infatti istituiti 8 punti di ascolto, le cosiddette ‘fontane di luce’, oasi illuminate rispetto al resto della vallata di Montorso, in cui è possibile ricevere degli spunti di meditazione su alcune tematiche care al mondo giovanile. Le più visitate sono quelle dell’Eucaristia, di Maria, dell’Amore Vero e della Riconciliazione. In quest’ultima, vere e proprie code di giovani attendono tutta la notte per confessarsi ai punti predisposti all’interno di tale ‘fontana’. La domenica, la sveglia coincide con le prime luci dell’alba. Così, alle 9.30 tutti sono belli svegli per partecipare alla solenne celebrazione eucaristica di Benedetto XVI. Momento che chiude la due giorni dei giovani italiani, e dona il ‘sale’ necessario al grande evento.

AUTORE: Martino Bozza