Una speciale visita all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma dove, il cantante Renato Zero e padre Enzo Fortunato, a nome dei frati di Assisi, nei giorni scorsi sono andati per presentare il progetto sostenuto con la raccolta fondi ‘Con il cuore, nel nome di Francesco’, alla quale si può ancora partecipare, fino al 31 luglio, donando 2 euro al numero 45515. Un progetto a favore del Centro di cure palliative pediatriche al quale sono stati donati una centrale di monitoraggio e un ecotomografo. Presenti anche la presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, Mariella Enoc, il Segretario Generale della Fondazione Bambino Gesù, Francesco Avallone, e il fondatore della cooperativa Auxilium, Angelo Chiorazzo.
“Una carezza per i bambini”
“L’impegno a tradurre in gesti concreti quello che le persone hanno donato a ‘Con il Cuore’ – ha dichiarato padre Enzo Fortunato -. Renato Zero ha partecipato a molte edizioni dell’evento solidale e non ha voluto nulla per sé, e lo scorso anno mi disse: facciamo una donazione ai piccoli pazienti del Bambino Gesù. E così è stato. Lenire la sofferenza è il primo compito, da essa s’impara molto”. “Con l’ausilio della comunità francescana continuiamo questo viaggio verso l’infanzia – ha dichiarato Renato Zero -, per consegnare loro la nostra carezza, la nostra benedizione e soprattutto questo supporto alla ricerca, per fare in modo che questi bimbi godano di una protezione che gli consenta di diventare a loro volta degli uomini e delle donne meravigliose”. “Grazie ai frati, a Renato Zero e all’evento Con il Cuore che aiutano e sostengono il Centro di cure palliative pediatriche, nuova struttura dell’Ospedale Bambino Gesù – ha dichiarato Mariella Enoc -. Qui i bambini che hanno malattie inguaribili possono essere curati in un ambiente sereno. Possiamo dare loro più benessere, più spensieratezza e far sì che le famiglie siano sempre vicine. Credo che sia un grande segno di amore”. Durante l’incontro Renato Zero ha anche svelato un piccolo segreto: “Quando sono nato avevo una grave forma di anemia e fui ricoverato al Bambino Gesù che mi curò. Ho ancora la cicatrice della trasfusione di sangue che mi fu fatta. Era il sangue di un frate che me lo donò e che non ho mai conosciuto. Forse è per questo che sono così legato ai frati di Assisi e sono grato a questa struttura dalla quale, in fondo, ho ricevuto la vita”.