Il Pd umbro non va in vacanza. Le elezioni regionali del prossimo anno – non più scontate – possono aspettare un po’, ma c’è da chiudere la questione del segretario nazionale (e regionale). E si assiste già al posizionamento dei principali protagonisti, con qualche sorpresa. La presidente Maria Rita Lorenzetti ha scelto Pierluigi Bersani perché lo ritiene il più capace nel tenere in equilibrio le varie culture del partito. La parlamentare del Pd, Marina Sereni, ha scelto Dario Franceschini, perché ‘l’Italia ha bisogno di una grande forza riformatrice, in grado di rispondere alle ansie e alle insicurezze dei ceti popolari e alla domanda di modernità, di dinamismo e di efficienza di quelli produttivi e delle aree più avanzate. Senza questo partito progressista, l’alternativa alla destra che sta governando semplicemente non c’è. Un’alleanza di centrosinistra che voglia essere credibile per governare il Paese e farlo uscire dalla crisi risolvendo le contraddizioni, vecchie e nuove, che frenano la crescita economica, sociale e civile, non può che essere costruita attorno ad una visione forte di cambiamento’. A sorpresa, l’assessore regionale Maria Prodi appoggia Bersani, auspicando un partito ‘trasparente ed adulto’ perché ‘chi oggi si propone come campione delle primarie deve spiegare perché le stesse primarie fondative sono state addomesticate, depotenziate di contendibilità, e soprattutto perché sono state accodate ad un voto già predefinito le liste bloccate per gli organismi di partito’. In effetti le primarie, considerate uno strumento di grande democrazia in altre realtà (negli Usa), qui non hanno funzionato perché non fanno parte della nostra tradizione politica e sono state gestite dall’alto. E quindi sono state svuotate di significato. La contrapposizione, un po’ abusata, tra vecchio e nuovo, tra attenzione all’apparato e desiderio di cambiamento, domina l’analisi degli esponenti politici regionali, che affrontano anche la situazione dell’Umbria, segnata dalla crisi e da un modello di sviluppo che non funziona più. Non manca il ‘tormentone’ sull’eventuale terzo mandato alla presidente Lorenzetti. Nei commenti, la premessa di rito è che non è una questione all’ordine del congresso (regionale) e che comunque va valutata nell’ambito della coalizione e a certe condizioni. Anche se un eventuale ‘regno’ di 15 anni potrebbe far pensare ad una regione, l’Umbria, dove sia di difficile applicazione il ricambio della classe dirigente. Le cosiddette truppe dei due schieramenti (Bersani e Franceschini, perché gli altri candidati non hanno una base solida) si stanno contando, disegnano strategie, immaginano candidati alla guida del partito in Umbria. In questo contesto il segretario provinciale del Pd, Alberto Stramaccioni, prosegue nel suo tentativo di richiamare all’unità del partito evitando ‘le ostilità interne’ capaci di aumentare i rischi in vista delle elezioni regionali del prossimo anno. Sarà ascoltato?
Con chi si schiera il Pd umbro
Franceschini o Bersani? Gli esponenti locali di spicco del partito esprimono le rispettive preferenze, e perché
AUTORE:
Emilio Querini