È da un’analisi attenta sulla perdita valoriale della società contemporanea e da uno sguardo premuroso alla vita delle comunità ecclesiali locali che parte il cammino di rinnovamento della catechesi, che il vescovo Vincenzo Paglia pone al vertice di un più ampio progetto pastorale per l’intera comunità. Una comunità permeata dal Vangelo che riscopra il valore e la bellezza della celebrazione domenicale e che diventi essa stessa unita, attraente, accogliente e educante: una comunità che accoglie le persone come sono e fa vivere loro esperienze significative di vita cristiana; una comunità in cui i praticanti accostano gli indifferenti e i non credenti, stabiliscono con loro rapporti di amicizia e narrano la propria esperienza di fede, naturalmente a cominciare dai gruppi dei ragazzi e genitori. Un progetto delineato in questi ultimi mesi, e che nel seminario formativo dei catechisti al Terminillo, ad inizio settembre, ha trovato una più definita finalità e metodologia, proprio perché il catechismo diventi per i ragazzi una esperienza di amicizia prima ancora che un apprendimento intellettuale e di educazione delle coscienze. Tre gli aggettivi chiave per definire la nuova comunità: autorevole, fraterna, buona. “Le nostre comunità devono essere autorevoli – ha detto il Vescovo ai catechisti ed educatori – dove si dicono parole importanti, che contano e che devono essere ascoltate. Oggi infatti non si parla più con autorevolezza ai ragazzi, ma li si lascia liberi a se stessi e ai loro personali interessi. La prima forma di autorevolezza è farli partecipare alla messa domenicale, facendo capire loro la bellezza e la gioia di essere insieme, tra amici e con Gesù. E questa è anche una dimostrazione di affetto nei loro confronti”. A questo si aggiunge l’altro importante e non secondario cardine che costituisce la comunità disegnata dal Vescovo: l’amicizia. “La nostra deve essere una comunità fraterna – ha aggiunto mons. Paglia -. La catechesi non è solo apprendimento, ma è scuola di amicizia. Ed imparare ad essere amici non è scontato, soprattutto in una società che divide e contrappone, dove l’altro è oggetto e nemico. L’amicizia è ciò di cui i ragazzi hanno più bisogno, e sviluppata all’interno di una comunità più ampia, è il valore aggiunto dei gruppi di catechesi”. Ed infine una comunità buona “nel far respirare ai ragazzi un clima più sereno e più amabile, non più violento e irrispettoso, un clima che trova in Gesù il fulcro. Per questo è necessario parlare loro di Gesù” ha concluso il Vescovo. Attori di questo rinnovamento non saranno solo i catechisti ed educatori ma la famiglia, i movimenti, oratori e gruppi. In questa comunità ecclesiale educante sarà fondamentale coinvolgere i genitori aiutando le famiglie a vivere nella comunità rivitalizzando la centralità di Gesù nella loro vita in un cambiamento di mentalità e stili di vita che si prospetta piuttosto radicale. Un ultimo aspetto riguarda l’inserimento nella vita della comunità di quelle esperienze ecclesiali che hanno già cammini di formazione e che sono chiamate ad entrare nel processo dell’iniziazione cristiana condivisa. Non senza timori e difficoltà, dal prossimo ottobre si comincia, con la consapevolezza che il necessario rinnovamento, oggi, non esclude nessuna componente sociale ed ecclesiale. Elisabetta Lomoro Far conoscereGesù in modinuovi e concretiL’esperienza di Rosanna Rosato, catechista della diocesi di TorinoIl seminario dei catechisti al Terminillo è stato caratterizzato non solo dalla definizione di nuove prospettive educative ma anche, grazie alla sapiente guida di Rosanna Rosato (del servizio diocesano per l’iniziazione cristiana dei ragazzi della diocesi di Torino, che ha aperto i lavori portando la sua personale esperienza di catechista), da una ricca elaborazione di metodi, gestione degli incontri con i ragazzi e di dinamiche di gruppo. È stata la stessa relatrice a focalizzare l’attenzione dei partecipanti sul ruolo della comunità accogliente: “L’accoglienza dei ragazzi che si preparano al cammino della catechesi è fondamentale per far sentire loro la familiarità della Chiesa, per accrescere in loro la sensazione di essere protagonisti di qualcosa di bello. È l’inizio di un percorso che, nel primo anno, deve essere improntato nel creare un clima di amicizia e di gruppo servendosi anche degli oratori e delle associazioni presenti in parrocchia – ha sottolineato la Rossato –. Con semplicità si parla loro di Gesù, si narra la storia cercando di suscitare domande e curiosità, si comincia così un percorso verso la conoscenza progressiva di Gesù che conduce alla vita eucaristica con Lui”. Creatività e concretezza sono gli strumenti per conoscere Cristo, anche attraverso gesti concreti, visibili (come la presenza del libro del Vangelo, la raccolta di pensieri e sensazioni dei ragazzi), che segnino l’appartenenza a questo cammino, e con l’affidamento di un impegno da portare a casa per coinvolgere anche i genitori per poi condividere e confrontare insieme. Ai genitori si chiede un cammino a fianco dei figli nella catechesi, ma soprattutto nella celebrazione domenicale, che riunisca davvero la famiglia e le famiglie.