di Daris Giancarlini
Ormai la politica è quasi esclusivamente comunicazione. E allora il cittadino-elettore è bene che tenga sotto controllo lo stato dell’arte del sistema comunicativo. Per evitare di farsi condizionare e diventare soltanto uno strumento nelle mani di chi manipola la comunicazione per condizionare la politica.
Gli analisti ritengono che la ‘vecchia’ tv mantenga il primato come medium privilegiato dalla maggioranza delle persone. Ma su internet e sui social si discute molto di ciò che accade in televisione. La quale, a sua volta, riempie molti suoi spazi informativi con le reazioni della Rete rispetto a fatti, avvenimenti o prese di posizione della politica.
La Rete concede molto del suo spazio a commenti e affermazioni che con il dialogo e il confronto civile hanno poco a che fare. Somigliando in maniera quasi conforme a quello che, fino a qualchedecennio fa, si poteva leggere sulle pareti dei bagni pubblici o di qualche edificio abbandonato.
Quelle scritte, però, non venivano riprese e rilanciate da giornali e televisioni. Qui però entra in ballo quello che si va configurando come il linguaggio prevalente della politica, e della comunicazione politica – che sono sempre meno distinguibili. Al ribasso. Perché sia la politica sia la comunicazione, in Rete o nei media tradizionali, tendono a privilegiare i toni accesi, il conflitto e non il dialogo, l’esasperazione invece che la moderazione. In un cortocircuito perverso in mezzo al quale resta imprigionata la capacità del cittadino-elettore di farsi, consapevolmente, un’opinione.