Mentre leggiamo il brano del Vangelo di Giovanni, per qualche istante sembra di essere di fronte a un doppione del brano della domenica precedente. A una lettura più attenta però si colgono differenze importanti che arricchiscono l’episodio del battesimo di Gesù (di domenica scorsa) e ci svelano qualche tratto in più della sua figura, e anche di quella del Battista. Vorremmo proporre un modo di leggere e meditare insieme le Scritture. Un metodo che può essere utilizzato da soli e in famiglia, con grande semplicità, dedicando qualche minuto al Signore della nostra vita e alla sua Parola. Ci fermiamo allora a immaginare questo brano del Vangelo, cerchiamo di diventare spettatori della scena descritta, ci avviciniamo silenziosamente ai personaggi che vengono coinvolti.
Ci accostiamo a Giovanni Battista, una figura che spesso rimane distante perché ci viene raccontata come incredibilmente austera, dura in molte espressioni, ascetica e apparentemente lontana. In questo brano abbiamo di fronte una figura immersa nella sua memoria, che ripensa all’incontro con Gesù: “Io non lo conoscevo” ricorda Giovanni; è come se venisse condensato in poche parole il lungo cammino di ricerca da lui compiuto. Egli ha desiderato sopra ogni cosa di incontrare quel Messia, quel Salvatore di cui parlano le Scritture e che il popolo di Israele attendeva. Nessuno però dei sapienti di Israele lo ha riconosciuto, soltanto Giovanni Battista si è lasciato illuminare dalla luce della Parola. Egli diviene testimone perché prima è stato capace di desiderare e di attendere, facendo uscire dalla propria vita tutto ciò che non appartenesse a quel desiderio o che lo distraesse da quell’attesa, un’attesa fondamentale perché ha permesso al desiderio di maturare, di purificarsi e divenire fecondo. Forse possiamo vedere il Battista sotto una luce diversa.
Non è quell’asceta in senso classico di cui ci hanno parlato, l’uomo distante, l’uomo del deserto e delle privazioni di cui non sempre riusciamo a capire il significato. È, in modo molto più vero e più incredibilmente semplice, l’uomo dai forti desideri, che per realizzarli gioca tutta la vita, incurante dei giudizi degli altri. Ha desiderato il Salvatore promesso da Dio e il suo desiderio viene esaudito. Ora che nella nostra mente immaginiamo Giovanni, lo vediamo ripensare al giorno in cui non solo ha incontrato Gesù, ma lo ha battezzato. Vediamo scendere delle lacrime dai suoi occhi; nel suo volto, impolverato dalla lunga ricerca, emergono due solchi che vanno a sfociare in un largo sorriso, è la gioia di un uomo che ha scommesso su Dio e ha vinto: la promessa è stata mantenuta, il Messia è arrivato. Il compito del Battista non è finito. Gli rimane di distogliere l’attenzione da se stesso e farla convergere verso Gesù, del quale però vuole indicare alcuni tratti per aiutarci a comprenderne il messaggio: è l’agnello di Dio; toglie i peccati del mondo; è ricolmo dello Spirito santo.
È un prezioso insegnamento per la nostra famiglia, questo Vangelo. Ci ricorda che i desideri sono il motore della vita, sia di noi genitori che dei nostri figli. Ma i desideri vanno fatti crescere, vanno affinati, chiariti, tramite la capacità di attendere, perché i desideri che vengono da Dio liberano, gli altri no. Anche la famiglia è una scommessa che può essere vinta, se fa spazio a Gesù. Il quale ci ha liberato dal peccato, dalle nostre intemperanza quotidiane, dai nostri errori; si mette in fila con noi e ci dona lo Spirito santo. Davanti al Battista c’è una lunga fila di israeliti a farsi battezzare e, buon ultimo a chiudere la fila, Gesù, accanto a noi nelle lunghe file della vita. La fila del lavoro, la fila della sofferenza, la fila dei nostri sogni e delle nostre delusioni: a ogni fila Gesù è lì, immerso nella nostra stessa acqua.
Gesù è in fila con noi…. sempre nelle ns attese….Grazie Gianluca e Paola