Si è svolto il secondo incontro del Corso di formazione organizzato dalla Commissione regionale per le Comunicazioni sociali dell’Umbria. Il primo è iniziato con una relazione di mons. Domenico Pompili. Nell’incontro è stata riproposta, con essenziale chiarezza, la finalità dell’iniziativa: promuovere la formazione di persone giovani capaci di svolgere il compito di animatore della cultura e della comunicazione. Siamo una Chiesa che fa molta carità, spende molte risorse in opere sociali, segno evidente di amore e di servizio concreto ai poveri. Ma siamo carenti nell’ambito della comunicazione. Comunichiamo poco, comunichiamo male, o almeno in modo poco efficace. Questa non è un’impressione ma il dato che risulta da un’indagine pubblicata a cura della dott.ssa Rita Marchetti e realizzata appositamente per il convegno regionale che organizzammo due anni fa. Si tratta quindi di capire perché e come mai avviene questo squilibrio tra la volontà di annunciare la buona notizia e la presenza di un’ignoranza religiosa e di terribili pregiudizi. Venerdì scorso i sociologi Rolando Marini e Marco Mazzoni ci hanno aiutato a comprendere la situazione della comunicazione con un’analisi della “sfera pubblica” in cui si pone la comunicazione ecclesiale. Sapere dove siamo, in quale contesto sociale e culturale operiamo è la prima condizione per attivare una serie di riflessioni sul modo del comunicare. Marini con molta acutezza di analisi e oggettive osservazioni della realta, ha descritto la sfera pubblica nella quale qualsiasi comunicazione di ogni tipo si pone, con riferimenti specifici all’Umbria. Quale icona schematica per una lettura dei rapporti interni alla sfera pubblica ha presentato un quadrilatero avente ai quattro angoli il sistema politico istituzionale, i mezzi di informazione, il pubblico ovvero la gente comune e gli enti intermedi. Nella sfera pubblica la Chiesa va incontro anche a chi credente non è, e quindi la sua comunicazione non può contare sulla benevolenza o l’apprezzamento previo di quello che viene comunicato. In questo schema del quadrilatero, ha detto Marini, la Chiesa è collocate tra le associazioni, i gruppi di pressione, le lobby, i movimenti civili quali, per esempio, Legaambiente, l’Arci o qualsiasi altro gruppo culturale, sociale religioso di altre religioni, gruppi sportivi. Questa relazione, molto interessante, ha fatto capire che la Chiesa in ambito comunicativo non ha percorsi privilegiati. Si deve conquistare spazi e attenzione per il contenuto, il modo, il mezzo con cui comunica. Ed è quello che ha detto con molta chiarezza e passione il Marco Mazzoni, delineando i meccanismi con cui si “fabbrica” una notizia e la si presenta perché risulti efficace. Il pericolo infatti sta proprio nella messe abbondante di notizie che vengono diffuse nel mercato e che appartengono allo stesso piano di quello che i sociologi chiamano il “sistema subculturale”, al quale certamente un cattolico italiano fa fatica a sentirvisi parte. C’è stato, infatti, un intervento in cui si diceva che il quadrilatero sembra stretto e si potrebbe delineare una figura geometrica diversa. Ma forse non si tratta di questo. Si tratta e sarà oggetto di prossime riflessioni, di che cosa si vuole comunicare.
Come annunciare la Buona notizia
Secondo incontro del Corso di formazione organizzato dalla Commissione regionale Ceu per le comunicazioni sociali
AUTORE:
E. B.