Come amministrare. Gesù insegna a fare un corretto uso delle ricchezze

“Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere”, dice il Signore attraverso il profeta Amos per denunciare la corruzione dei governanti nonché le ingiustizie sociali.

Prima lettura

La I lettura di questa XXV domenica del TO è infatti tratta dal libro del profeta Amos, profeta che, secondo i dati biblici, ha esercitato la sua missione durante il periodo in cui era regnante Geroboamo II, periodo caratterizzato dalla politica espansionistica e dallo splendore economico.

Ma questa fase ha conosciuto anche il disordine morale e lo sfruttamento dei poveri. Si parla infatti di “novilunio” e di “sabato” circostanze nelle quali non era permesso commerciare e quindi se ne descrive tutta pretesa di vederli passare presto per poter frodare con “bilance false” e per barattare esseri umani con un “paio di sandali”.

Ecco allora presentarsi sulla scena Amos, un semplice allevatore di pecore, che il Signore invia agli israeliti per dichiarare l’inutilità dell’osservanza rituale se non accompagnata dalla rettitudine morale e dalla solidarietà verso le categorie deboli.

Salmo

Al messaggio della I lettura rispondiamo con il Salmo 113 (112), Salmo il cui corpo è racchiuso tra un alleluia iniziale ed uno finale (è il primo dei Salmi dell’Hallel della cena pasquale). È infatti un invito alla lode del Signore, ma è edificante notare come alla prima parte del Salmo che esalta la grandezza del Signore, segue la seconda in cui è espressa la sollecitudine del Signore che “si china a guardare”, “solleva dalla polvere il debole” e “dall’immondizia rialza il povero”.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
Libro del profeta Amos 8,4-7

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 11

SECONDA LETTURA
I Lettera a Timoteo 2,1-8

VANGELO
Vangelo di Luca 16,1-13

 

Seconda lettura

Anche la II lettura, tratta dalla I Lettera di San Paolo a Timoteo, seppur in modo diverso, propone l’attenzione per il benessere di tutti. Paolo ha appena ricordato l’esperienza personale che ha fatto della misericordia divina ed ora si rivolge al fedele discepolo Timoteo per incitarlo a “combattere la buona battaglia” e ad essere vigilante affinché non faccia “naufragio” nella fede.

Quindi l’Apostolo fa delle raccomandazioni, prima fra tutte quella della preghiera. Specifica i vari ‘generi’ con cuivivere la dimensione orante (“domande, suppliche,preghiere e ringraziamenti”) e soprattutto lascia intenderecome essa debba avere un respiro comunitario perché l’entrare in comunione con il Signore sia a vantaggio di “tutti gli uomini”.

Deve essere anche una preghiera che faccia sentire i credenti responsabili delle sorti non solo religiose, ma pure civili, in quanto un posto privilegiatonelle ‘intenzioni’ di preghiera è riservato ai “re e per tutti quelli che stanno al potere” e ciò per impetrare benesserespirituale e materiale per il popolo, benessere che avvantaggia la “conoscenza della verità”.

E quindi insiste sulla preghiera suggerendo due atteggiamenti uno fisico l’altro morale: le mani “alzate” verso il cielo e le mani “pure” cioè che esternino l’interiorità di chi prega privo di ira e di tono polemico.

Vangelo

La pagina del Vangelo secondo Luca è quella nota per aver destato disagio in quanto in essa sembra che Gesù elogi un amministratore disonesto.

Conosciamo il contesto. Come in altri periodi della storia, anche al tempo di Gesù le famiglie possidenti erano solite affidare la gestione delle ricchezze ad un amministratore. In questo caso si tratta di un amministratore che viene denunciato per aver dilapidato i beni del padrone e quindi viene licenziato dalla sua mansione lavorativa.

Servendosi del soliloquio, san Luca mette in luce la riflessione che l’amministratore disonesto fa per escogitare un piano e garantirsi comunque -nonostante la perdita del lavoro- un futuro agiato.

Il frutto della riflessione è la convocazione che l’amministratore fa di due creditori del padrone: al primo che doveva 100 barili d’olio (36 ettolitri) fa lo sconto del 50%, al secondo che doveva 100 misure di grano (550 quintali) fa lo sconto del 20%. Così facendo il disonesto si assicura il favore di chi un giorno potrebbe aiutarlo vista la preclusione da qualsiasi attività lavorativa.

Ma nel testo ora segue una scandalosa conclusione: il padrone elogia la scaltrezza dell’amministratore disonesto. In questo elogio è stata più volte letta una sottile polemica nei riguardi di una fede fatta di ritualità abitudinarie, prive di slancio, di ingegno e di coinvolgimento, ma, leggendo il seguito della parabola (i farisei e il denaro, il ricco e Lazzaro) si deve optare per considerare l’insegnamento finalizzato concretamente al corretto uso delle ricchezze.

Nel Vangelo di Luca ritorna di frequente il tema della ricchezza e qui sembra voler sensibilizzare in merito al problema della non giusta distribuzione dei beni e quindi invita all’uso della furbizia e dell’ingegno perché si garantisca il benessere di tutti.

Come fare? Sempre l’aver a che fare con la ricchezza comporta il rischio di disorientare le coscienze. Verso la conclusione Gesù parla di fedeltà, risolve cioè con un motivo del cuore: non deve esserci divisione nel cuore dell’uomo, o si sceglie il Signore o la ricchezza.

Considerare il Signore come somma ricchezza ed essere fedeli a Lui non lascia spazio per disonestà e sopraffazioni.

Giuseppina Bruscolotti