Cogliere il cuore

Merita un plauso sincero la bella lettera indirizzata dal presidente Lorenzetti a mons. Fontana, in occasione della 30a ‘Fiaccola benedettina per la pace’. Dichiaratamente ‘ideali’, come si conviene in un tempo in cui Stato e Regioni – costretti a stringere la cintola – si apprestano a farlo stringendo (come sempre) quella dei più poveri fra noi, l’adesione e il supporto della Lorenzetti sono ampiamente argomentati. E questo offre il destro a qualche riflessione critica. Quanti secoli (o millenni?) sono passati da quando uno dei massimi esponenti di quella sinistra scientifica e rozza alla quale anche i Ds di oggi sembra non possano non fare riferimento, Feuerbach, liquidava (credeva di liquidare) sul piano sociale il problema religioso con la stessa prosopopea con la quale sul piano filosofico lo liquidavano (credevano di liquidarlo) i siluri dei Positivisti, Titolari della Scienza Definitiva e Universale. A beneficio loro Bernadette Soubirous, adolescente analfabeta, figlia di un mugnaio fallito, in obbedienza ai voleri di una Bella Signora che vedeva solo lei, il 25 marzo 1858 uscì dal suo tugurio poverissimo e andò a scavare ai piedi dei Pierenei francesi, a mani nude, una sorgente che ormai da 147 anni eroga a fiotti acqua viva e abbondantissima. Loro continuarono per la loro strada. Feuerbach: ‘L’uomo povero s’inventa un Dio ricco’: clap clap, Marx applaude. Comte: ‘Da oggi in avanti sarà ritenuto vero tutto e soltanto quello che passerà per le maglie del metodo sperimentale’: clap clap, applaudono tutti. I Ds di oggi, storicamente, hanno alle spalle queste becere prese di posizione; quando se ne libereranno del tutto, ma proprio del tutto, quando butteranno dall’aerostato tutta la zavorra, ma proprio tutta? Se questo non accade, l’aerostato non va lontano. Finché non lo faranno, non riusciranno a cogliere il cuore del messaggio benedettino, né quello del messaggio francescano. Benedetto è stato tutto quello che dice la Lorenzetti: interprete eccellente di tutta un’epoca storica, cultore della pace come armonia con se stessi, con gli altri, con la natura e con Dio, promotore della convivenza civile, della sapienza e del dialogo, della pari dignità di tutte le persone, campione dell’accoglienza e della valorizzazione delle diversità: vero, verissimo, ma’ perché lo è stato? Storicamente: perché? Perché era innamorato cotto di Cristo, e si abbandonava ciecamente a lui, e della sua parola. si nutriva voracemente. Altrettanto Francesco. Diversi i frutti, identica la matrice. E tuttavia dire che quest’amore appassionato per Cristo è stata per loro l’ultima frontiera non sarebbe esatto. È stata solo la penultima. L’ultima fu, sia per Benedetto che per Francesco, la scoperta che li rese ambedue definitivamente folli, ‘novellos pazzos’ diceva Francesco: la scoperta ubriacante che quel loro Cristo li amava infinitamente più di quanto lo amassero loro.

AUTORE: Angelo M. Fanucci