Il culto gradito a Dio non è mai un atto meramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede’. È quanto scrive Benedetto XVI, nell’esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, diffusa il 13 marzo. Il Papa si sofferma sul concetto di ‘coerenza eucaristica’, che vale per tutti ma ‘si impone con particolare urgenza nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme’. ‘Tali valori non sono negoziabili’, ribadisce il Santo Padre, per il quale ‘i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana’. Anche i vescovi ‘sono tenuti a richiamare costantemente tali valori’, perché ‘ciò fa parte della responsabilità nei confronti del gregge loro affidato’. Il nuovo documento papale, 131 pagine, è articolato in tre parti: ‘Eucaristia, mistero da credere’; ‘Eucaristia, mistero da celebrare’, ‘Eucaristia, mistero da vivere’. Nella conclusione, il Papa annuncia un Compendio eucaristico, di prossima pubblicazione a cura dei dicasteri vaticani competenti, ‘per la corretta comprensione, celebrazione e adorazione del Sacramento dell’altare’. Una ‘fissione nucleare’. ‘Quanto più viva è la fede eucaristica nel popolo di Dio, tanto più profonda è la sua partecipazione alla vita ecclesiale’, scrive il Papa. Soffermandosi sulla ‘novità radicale del culto cristiano’, Benedetto XVI la definisce un ‘cambiamento radicale’ simile a una sorta di ‘fissione nucleare’. ‘L’Eucaristia è costitutiva dell’essere e dell’agire della Chiesa’ e ‘può contribuire anche al dialogo ecumenico con le Chiese e con le comunità ecclesiali non in piena comunione con la sede di Pietro’. Iniziazione cristiana e riconciliazione. ‘Favorire nella prassi pastorale una comprensione più unitaria del percorso di iniziazione cristiana’, puntando soprattutto sul ‘rapporto tra iniziazione cristiana e famiglia’. È una delle indicazioni del documento, dove si fa notare che ‘un’autentica catechesi riguardo al senso dell’Eucaristia non può essere disgiunta dalla proposta di un cammino penitenziale’, contrastando una cultura che ‘tende a cancellare il senso del peccato’. Vocazioni. L’ordinazione sacerdotale è ‘la condizione imprescindibile per la celebrazione valida dell’Eucaristia’, ricorda il Papa, mettendo in guardia tuttavia i preti da un ‘inopportuno protagonismo’. Per quanto riguarda il ‘disagio quando ci si trova a dover fare i conti con la scarsità di sacerdoti’, Benedetto XVI auspica ‘una più equa distribuzione del clero’. Eucarestia e matrimonio. In quanto ‘esprime l’irreversibilità dell’amore di Dio in Cristo per la sua Chiesa’, l’Eucaristia implica, ‘in relazione al sacramento del matrimonio, quella indissolubilità alla quale ogni vero amore non può che anelare’. Citando le ‘situazioni dolorose’ dei divorziati risposati, il Papa conferma la prassi della Chiesa di non ammetterli ai sacramenti, ma puntualizza che essi ‘continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione’. Omelia e scambio della pace. Nella seconda parte, dedicata all’Eucaristia sotto il profilo liturgico, il Papa esorta tra l’altro a ‘migliorare la qualità dell’omelia’, evitando omelie ‘generiche o astratte’, e a ‘moderare’ il gesto dello scambio della pace, ‘di grande valore’ nel nostro tempo ‘così spaventosamente carico di conflitti’.Messa in tv e messa in latino. Chi assiste alla messa in tv ‘deve sapere che, in condizioni normali, non adempie al precetto festivo’: ‘sì’, dunque, alla messa in tv per anziani e malati, ‘no’ invece a ‘chi, mediante tali trasmissioni, volesse dispensarsi dall’andare in chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica nell’assemblea della Chiesa viva’. Secondo Benedetto XVI, le celebrazioni durante gli incontri internazionali, ‘eccettuate le letture, l’omelia e la preghiera dei fedeli, è bene che siano in lingua latina’; anche i futuri sacerdoti, ‘fin dal tempo del seminario’, dovrebbero essere ‘preparati a comprendere e a celebrare la messa in latino, nonché a utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano’. La lotta per la giustizia. ‘Non è compito proprio della Chiesa quello di prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile; tuttavia, essa non può e non deve neanche restare ai margini della lotta per la giustizia’. Nella terza parte del testo, il Papa rivolge ‘un appello a tutti i fedeli a essere realmente operatori di pace e di giustizia’, denunciando ‘le circostanze che sono in contrasto con la dignità dell’uomo’, come le disuguaglianze e lo ‘scandalo della fame’. I laici, in particolare, devono assumersi ‘direttamente la propria responsabilità politica e sociale’, con ‘realismo’ ed ‘equilibrio’, per ‘evitare fuorvianti compromessi o vacue utopie’, come insegna la dottrina sociale della Chiesa.