Il centrodestra fa quadrato attorno al sindaco di Assisi, Claudio Ricci, dopo tanto tempo passato a immaginare soluzioni diverse. Se si eccettua la componente interna a Forza Italia (Pietro Laffranco, il primo sostenitore di Ricci, ma ora in minoranza tra gli azzurri, ha minacciato di presentarsi autonomamente, in mancanza di candidati dell’area vicina a Raffaele Fitto), le varie componenti del centrodestra umbra sembrano puntare tutto su Ricci.
È arrivato il sostegno di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ma anche del sindaco di Perugia, Andrea Romizi. È da Ricci – ha detto Meloni – che “è partita la rivoluzione in Umbria, nella quale diamo sostegno convinto a persone capaci, e in grado di rompere con il sistema. Il cambiamento che Ricci propone parte dalla discontinuità con quello che abbiamo visto in questi anni: il sistema di potere è troppo più attento agli interessi dei pochi che ai diritti dei molti, qualcosa che vediamo anche a livello nazionale. Noi pensiamo che si possa ricostruire, come dimostra l’esperienza di Perugia, partendo da una discontinuità totale”.
Da parte sua Ricci non pare avere dubbi, dato che prevede che “tra due mesi saremo al governo della Regione”, e propone una serie di cambiamenti: “riduzione dell’addizionale Irpef regionale, riorganizzazione delle deleghe (15 distribuite ai 5 assessori), rapporto pubblico-privato più stretto, un’unica agenzia regionale che si occupi di promozione, un treno in grado di collegare Perugia a Milano in tre ore, privatizzazione di almeno il 40 per cento dell’aeroporto e un grande piano per la casa”.
Nel centrodestra alcuni passeranno la mano, come Franco Zaffini e Alfredo De Sio, mentre si ripresenterà Andrea Lignani Marchesani. In lizza anche Marco Squarta.
Sul fronte opposto, il Pd ha fissato i criteri per le candidature. Li ha illustrati il segretario Giacomo Leonelli: rinnovamento per almeno il 70% rispetto all’attuale gruppo consiliare, metà dei candidati donne, figure rappresentative delle due province nonché della “pluralità sociale regionale” e delle “sensibilità politiche nazionali e regionali presenti nel Pd”.
Semaforo rosso per coloro che abbiano fatto parte di esperienze amministrative bocciate dagli elettori, e una sola deroga, sulla quale si dovranno esprimere i diversi livelli territoriali. “Bisogna essere concentrati sul progetto politico – ha detto Leonelli –; non possiamo essere incoerenti e permetterci deficit di credibilità”.
In pratica, le possibilità per alcuni assessore uscenti della giunta Boccali, come Andrea Cernicchi e Lorena Pesaresi, sono state praticamente annullate. E non è servito a nulla che – prima dell’inizio della direzione Pd – gli uomini vicini a Cernicchi, già assessore alla Cultura del Comune di Perugia, abbiano depositato sulla scrivania del segretario regionale Leonelli e di quello comunale, Francesco Giacopetti, oltre 3.200 firme di persone che avrebbero voluto vederlo in lista. Leonelli ha parlato chiaramente: “Il partito non si deve perdere in discussioni su questo o quel dirigente”.