Ciò che cresce… lontano dai mass media

Dieci anni dopo. L'intervento di mons. Giuseppe Betori sulla carità perenne della Chiesa

‘La ricostruzione è più silenziosa di un terremoto; la speranza che l’accompagna si muove con piedi leggeri; il ritorno alla dignità e alla normalità dell’esistenza crescono di giorno in giorno senza strepiti. Tutto questo è forse poco allettante per l’informazione e per i media, ma non di meno c’è stato, è cresciuto instancabilmente grazie al lavoro di tanti e si è quasi definitivamente compiuto’. Con queste parole mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, anch’egli ‘terremotato’ con la sua casa di Foligno dichiarata inagibile dopo il sisma e ricostruita, ha aperto il suo intervento a Nocera. Una relazione ampia, nella quale la parola ‘carità’ ha condotto il discorso dall’esperienza vissuta dalla Chiesa ‘accanto alla gente’ fino all’impegno dei laici richiesto oggi nella società, e non solo nelle emergenze. ‘L’esperienza del terremoto attraverso la presenza della Caritas e del suo volontariato in Umbria e nelle Marche – ha detto mons. Betori rispondendo alle nostre domande – ha rappresentato un’ulteriore presenza e servizio della Chiesa in mezzo alla gente. Questa è una caratteristica della Chiesa italiana, la sua capacità di essere un tutt’uno con il popolo e la gente. Si è espresso attraverso i nostri sacerdoti, che anche in quest’occasione sono stati punto di riferimento per le nostre popolazioni, ma anche attraverso la generosità di tanti laici, in particolare giovani, che mediante l’esperienza del volontariato hanno creato una serie di occasioni di vicinanza alla gente di questi territori, non solo materiale ma anzitutto spirituale e morale. È un’esperienza che a sua volta ha generato altre esperienze della stessa tipologia, con la nascita delle diverse Case promosse dalla Caritas regionale qui in Umbria ma anche fuori d’Italia, in Kosovo’. Nel suo intervento ha parlato della Caritas e di un impegno di carità della Chiesa che va ben oltre.’Mi sembra che questo sia l’insegnamento molto forte che ci dà Benedetto XVI, e che ha concretizzato nella sua enciclica Deus caritas est, di una Chiesa che è carità, che ha anche delle organizzazioni che si fanno carità, ma che è essa stessa carità ed una carità che non ha soltanto il volto del soccorso materiale, della vicinanza agli emarginati, ma anche una carità che si fa dono di verità ad una società che appare piuttosto spaesata. Noi abbiamo un dono, che non è soltanto caritativo ma è anche veritativo, da portare alla nostra società attraverso l’impegno dei laici cattolici, i quali diventano fermento di un umanesimo che trae le sue radici nella fede cristiana, ma che si concretizza anche in una collaborazione ampia con tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’uomo, della persona, della convivenza civile nel nostro Paese’. Di fronte agli scandali che in questi giorni coinvolgono preti sottoposti ad accuse infamanti, che colpiscono tutta la Chiesa, lo smarrimento dei fedeli è forte”I casi che vengono rilanciati dalla stampa pongono molti interrogativi, però bisogna prendere atto che finora siamo di fronte solo a delle accuse. Non abbiamo ascoltato ancora la difesa e deve ancora essere dato il giudizio. Mi sembra invece che molta opinione pubblica la sentenza se l’è già data. È pronta ad accogliere le accuse, ma non ha altrettanta pazienza per attendere la sentenza. Il caso Giordano, il vescovo di Napoli uscito indenne da tutte le accuse, insegna molto. È stato assolto ma nessun giornale gli ha reso giustizia. Seconda cosa: penso che questi personaggi abbiano le risorse per poter dimostrare la propria innocenza. Noi attendiamo fiduciosi il frutto di questo cammino. Per il resto, invece, il problema di una Chiesa che non sempre è all’altezza della sua missione fa parte del ‘sempre’ della Chiesa. Direi che proprio la sua capacità di continuare a fare il suo servizio, nonostante le debolezze e le infedeltà dei suoi uomini, è il segno più bello della fiducia che dobbiamo avere nel Vangelo e nella Chiesa che ce lo porta’.

AUTORE: M.R.V.