Cieffe

Cieffe è uno degli ospiti dell’astenotrofio Mosca, la casa di riposo di Gubbio. Ne sono cappellano dal novembre scorso. ‘Dalla padella alla brace’, ha commentato uno spiritosone di lungo corso: ‘Ti sta bene, ti va proprio a pennello, povero epigono della teologia della liberazione fatta in casa!’. E ancora: ‘Ti ci voleva proprio: dalla padella nella brace, dagli handicappati non autosufficienti agli anziani non autosufficienti. Quando mai ti renderai autosufficiente? Da grande?’Touché, lì per lì. Poi però’ ‘Dalla padella nella brace’, sarà vero? Oppure ha ragione il Curato di Torcy con quel suo ‘tutto è grazia’ che Bernanos gli ha messo in bocca dopo avergli cucito addosso l’intera trama, desolante/esaltane, di Diario di un curato di campagna? Cieffe ha molti anni e un solo dente. Da buon anarchico individualista in disarmo, ogni mattina ha un diveso quesito da porgermi. Non in chiesa, no: solo verso le 9.45 quando, terminata la celebrazione, io esco e saluto; lui a messa non ci viene mai. ‘Nemmeno a Natale e a Pasqua’, precisa con un lieve sorriso. A Natale e Pasqua Cieffe tira fuori dalla naftalina il papillon d’ordinanza degli anarchici doc, rigorosamente nero su camicia rigorosamente candida, e si piazza nell’androne del palazzo e fare gli auguri a tutti, con un sorriso che, se i denti li avesse ancora, sarebbe a 36 denti. Una mattina Cieffe mi ha fatto vedere un ritaglio di giornale, una strisciolina alta un centimetro, ingiallita,’che, qualche decennio or sono, presentava suo padre, da poco defunto, come ‘Un uomo controcorrente’. Gli ho chiesto: in che senso ‘controcorrente’? Ci ha pensato, ha sospirato, ha risposto: ‘Non saprei, perché non ricordo in che direzione tirava la corrente, allora’. Ieri mattina mi ha chiesto: ‘Ma’ l’escatologia è un ramo della teologia?’. ‘Sì’ ho risposto. ‘Ed è quella che illustra la vita come un insieme di scatole cinesi, una dentro l’alta, e le apri una dopo l’altra, e alla fine non c’è niente?’. ‘Beh! In qualche modo, da una certa angolazione”: bisogna andarci cauti, con Cieffe, lui non tollera i ‘no’ frontali. Gli ho fornito dunque le dovute spiegazioni; poi però quella sua bizzarra interpretazione dell’escatologia mi è apparsa sempre meno bizzarra. Come ci è arrivato, Cieffe,’ad elaborarla? E mi sono reso conto che la vita per lui è stata davvero un insieme di scatole cinesi. Lui ne ha aperte un numero infinito, una dopo l’altra, una dentro ”altra. E in ogni scatola ci ha trovato sempre lo stesso mix, di rifiuti e psicofarmaci, psicofarmaci e rifiuti. Invece che la spinta alla vita, la spinta alla casa di riposo. ‘brAngelo M. Fanucci