“Ci saremo, con discrezione”

Diocesi. Intervista al Vescovo in vista della Giornata di preghiera del 27 ottobre

Assisi aspetta con gioia Benedetto XVI e i capi religiosi pellegrini di pace”: parole semplici e aliene da retorica che è dato leggere in un manifesto affisso nelle bacheche di basiliche, santuari, chiese ed anche nelle vetrine di esercizi e locali pubblici. Si comprende subito la volontà di permanere in un ambito diocesano, consapevoli delle varie iniziative religiose e culturali in atto ogni oltre confine. Giova a questo punto riportare la conversazione svoltasi con il vescovo Sorrentino. In che modo la comunità diocesana sta vivendo l’imminente particolare avvenimento? “Ho sollecitato l’attenzione, la preghiera e la condivisione dei valori che saranno espressi e promossi. Quanti potranno, si uniranno al pellegrinaggio e ai vari momenti della giornata. Di più, non potremo fare. La Santa Sede ha voluto che in un evento di tale portata dialogica la parte cattolica avesse un ruolo equilibrato e non eccessivo. Mi sembra una delicatezza apprezzabile. Trattandosi poi di una grande celebrazione sovra-diocesana, dovremo fare il debito spazio a quanti vengono da lontano”. Ravvisa in tutte le articolazioni diocesane la stessa tensione emotiva, la stessa attesa? “Direi che l’attesa c’è, e immagino che gli ultimi giorni la faranno crescere. Tuttavia il fatto della ‘discrezione’ a noi richiesta ha indotto a non muoverci in modo più massiccio. Ci saremo e con entusiasmo, ma all’interno della partecipazione più generale”. La Giornata mondiale interreligiosa di preghiera per la pace indetta nel 1986 da Giovanni Paolo II ha contribuito ad una nuova sensibilità, senza tuttavia che il fine di una stabile pace nel mondo sia stato raggiunto… “Direi, ahimé, che è ben lontano dall’essere raggiunto, come dimostrano anche fatti sanguinosi recenti in alcune regioni del mondo. Ma proprio per questo l’iniziativa si rivela ancor più profetica ed anzi necessaria per contribuire a creare il clima e le condizioni di un’autentica pace”. Sembra giustificabile la delusione o la rassegnazione che a volte serpeggia in seno alla diocesi? “La delusione è nei fatti, la rassegnazione sarebbe imperdonabile. Dobbiamo guardare al futuro con fiducia. Il nostro punto di forza è la grazia di Dio, che non ci mancherà. Da qui l’importanza della preghiera per la pace. Vale per noi, vale anche per le altre religioni”. Lei ha recentemente preso le distanze dal sincretismo religioso. “Mi sembra ovvio. L’iniziativa voluta da Giovanni Paolo II, e oggi ribadita da Benedetto XVI, non ha mai avuto, né potrebbe avere il carattere di un cedimento ad una visione sincretistica della religione. Non si tratta di fare confusione tra una fede e l’altra, ma di puntare su quei valori che condividiamo a partire da ogni esperienza religiosa, sapendo che ciascuno deve restare se stesso nel testimoniare la propria fede. È questa la condizione di un vero dialogo”. Una domanda-privacy: la serie ininterrotta di celebrazioni, appuntamenti, impegni e il suo ineludibile coinvolgimento nel prossimo evento, quanto mettono a prova le personali risorse? “Tanto. Ma sperimento la grazia del Signore che mi accompagna puntualmente, facendomi lavorare forse al di sopra delle mie forze. In più, l’affetto dei fedeli e il sostegno dei sacerdoti, mi stanno dando grande consolazione”.

AUTORE: Francesco Frascarelli