La Chiesa umbra verso una nuova Assemblea (Foligno, 28 maggio)

Dopo quella del 18 e 19 ottobre 2019, i Vescovi umbri promuovono una nuova Assemblea ecclesiale regionale il 28 maggio, sempre nella chiesa di San Paolo a Foligno. Ne parliamo con mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale regionale.

Ripartiamo da quanto vissuto a Foligno nel 2019…

“È stata una significativa esperienza di Chiesa, che ha aperto belle prospettive per quanto riguarda la collaborazione tra le diocesi, e direi che ha quasi anticipato quanto Papa Francesco e i Vescovi italiani ci hanno chiesto di mettere in atto con il cammino sinodale. Ci siamo trovati, abbiamo riflettuto insieme, abbiamo rivolto uno sguardo d’amore alle nostre Chiese e alla nostra regione, domandandoci: come cristiani all’interno di questa società, cosa dobbiamo fare per annunciare la gioia del Vangelo? Sono nate riflessioni ricche e feconde affidate poi alla responsabilità e all’accoglienza di ciascuna delle nostre Chiese diocesane”.

Poi è giunta la pandemia… “Esatto. Ci siamo bloccati lungo il cammino, e quello che allora era nato si è in qualche modo interrotto. Adesso come Vescovi abbiamo pensato che quel patrimonio e quella bellissima esperienza dovevano essere ripresi e rivitalizzati. Ecco allora l’iniziativa di ritrovarci ancora una volta a Foligno per una giornata di ulteriore riflessione. Abbiamo bisogno di rimetterci insieme, di consolidare quei rapporti di fraternità, di amicizia e di comunione che la pandemia ha indebolito e sfilacciato. Non si tratta dunque di aggiungere qualche cosa alle diverse esperienze di cammino sinodale che già sono in atto nelle nostre diocesi, bensì di potenziare questa esperienza di comunione, di ascolto reciproco, di sogno condiviso. Ecco il senso della giornata del 28 maggio”.

Come si svolgerà?

“Abbiamo chiesto a mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, di aiutarci a leggere quanto stiamo vivendo e a guardare avanti individuando alcune prospettive condivise. Ci introdurrà al lavoro e ci consegnerà tre piste di riflessione che poi cercheremo di approfondire nei gruppi. L’obiettivo è far emergere alcuni temi centrali che poi potremmo riprendere in un’assemblea più generale delle nostre Chiese. Non si tratta di definire un programma, ma di vivere un’esperienza di ascolto reciproco, di comunione e di comunicazione dalla quale, proprio grazie a questo lavoro sinodale, potrebbero emergere gradualmente alcuni punti particolarmente preziosi per il cammino comune”.

 

Programma dell’Assemblea e relatore

A guidare i lavori dell’Assemblea ecclesiale regionale, il 28 maggio a Foligno, è mons. Erio Castellucci, uno dei tre vice presidenti della Cei. Mons. Castellucci ha il titolo di “arcivescovo abate” di Modena Nonantola, nonché quello di vescovo di Carpi.

Nato a Forlì l’8 luglio 1960, è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 2015 è vescovo di Modena, e dal 2020 della diocesi di Carpi, unita alla precedente in persona episcopi … quindi può ben comprendere la situazione di ben quattro su otto diocesi umbre al momento attuale. Dal 2021 mons. Castellucci è anche diventato vice presidente della Cei. È inoltre consultore della Congregazione per il clero e soprattutto, tra i motivi più interessanti per invitarlo a Foligno, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi.

 

Il programma della giornata prevede l’accoglienza presso la parrocchia di San Paolo apostolo (o “chiesa di Fuksas”) a partire dalle ore 9, seguita dall’invocazione allo Spirito santo.

Alle ore 10 l’intervento di mons. Castellucci, sul tema “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”. Dopo un’oretta e una breve pausa, ha luogo la discussione tra il relatore e i partecipanti. Fatta la pausa pranzo, alle 14.30 i partecipanti si ritrovano nei gruppi di lavoro per elaborare gli spunti raccolti in mattinata. Alle ore 18 l’Assemblea si conclude con la recita dei primi vespri della solennità dell’Ascensione di Cristo.

L’evento potrà essere seguito in diretta dal canale Youtube Chiesa in Umbria , sulla pagina Facebook del settimanale La Voce e su www.lavoce.it .

 

 

Rispetto al 2019, alcune diocesi umbre si trovano ora sotto la guida dello stesso vescovo. Pensiamo ad Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno, e a Gubbio e Città di Castello.

“Queste comunità stanno facendo esperienza di sinodalità, di condivisione, di collaborazione. È vero che la prima impressione che si può trarre da queste operazioni di unione in persona episcopi è di un impoverimento: ‘Non abbiamo più il vescovo residente’ sentiamo dire. Com- prendo e rispetto la sensibilità di chi legge gli avvenimenti in questa prospettiva. Però non si tratta di impoverimento, ma di allargamento: le due Chiese diocesane che sono chiamate a fare un cammino convergente, non parallelo, mettono a disposizione l’una dell’altra le proprie ricchezze e condividono anche le rispettive povertà.

Nella nostra Regione ora abbiamo un numero minore di vescovi, è vero, ma non è tanto il numero che deve richiamare la nostra attenzione quanto piuttosto la vitalità delle nostre Chiese, chiamate ad affrontare una situazione nuova che ci propone sfide fino a oggi inattese. Perché non considerare quanto sta avvenendo come una proposta forte per una più grande attenzione a ciò che è essenziale per la vita cristiana, per definire bene quale debba essere il nostro posto nella società quali portatori e testimoni della gioia del Vangelo? Io vedo in questa situazione un tempo di grazia, faticoso certamente e che richiede un cambio di mentalità, che ci conduce a rimettere in movimento tante energie, tante possibilità, tanti sogni che possono essere preziosi per il nostro mondo di oggi”.

Le Chiese umbre si ritrovano in assemblea con un dato poco incoraggiante: il Seminario regionale è abitato da pochissimi seminaristi. Su cosa lavorare per far dire a un giovane che vale la pena essere preti?

“È vero. E poi diminuiscono i preti, aumenta la loro età e sempre più spesso devono farsi carico di più parrocchie. Non dobbiamo però dimenticare che la comunità cristiana non coincide con il sacerdote. Certo la loro presenza è insostituibile, e questo allora deve far porre l’attenzione su un aspetto urgente per le nostre Chiese: un’autentica pastorale della famiglia, nella quale si creino le condizioni favorevoli per ascoltare e decifrare la voce di Dio. È la famiglia il luogo in cui nascono tutte le vocazioni, anche quelle al sacerdozio. Abbiamo bisogno di preti, è vero. Ma perché ci siano, abbiamo bisogno – prima ancora – di famiglie che sappiano coltivare questo clima di ascolto delle varie chiamate del Signore.

Le vocazioni dunque ci sono, Dio continua a proporre delle mete alte a tutti: a chi la vita sacerdotale, a chi quella religiosa e a chi quella familiare. I giovani non hanno paura dell’impegno, ma della mediocrità. E noi purtroppo continuiamo a proporre alle giovani generazioni una vita mediocre perché pensiamo che sia più facile e più consolante. I nostri giovani, sono convinto, hanno grandi ideali e grandi sogni. Tante volte siamo noi adulti che questi sogni li mortifichiamo e li spegniamo. Due le cose fondamentali: la preghiera e, lo ripeto, la presenza di famiglie cristiane che sappiano apprezzare anche la bellezza di un figlio prete. Non è una ‘disgrazia’ avere un prete in famiglia…”.

L’appello di voi Vescovi alle famiglie e ai giovani?

“L’appello che lancio alle famiglie, anche a nome dei miei confratelli vescovi, è: coltivate in casa la possibilità, per i vostri figli, di scoprire la chiamata di Dio per loro. Abbiamo bisogno di famiglie che siano il riflesso dell’amore, della fedeltà, della misericordia, della pazienza, del perdono di cui Dio ci fa continuamente strumenti. Ai giovani umbri dico: non abbiate paura di donare la vita. Essere prete è bello e ancora oggi riempie il cuore. Dobbiamo infine impegnarci sempre di più per una pastorale vocazionale che si intrecci con quella della famiglia: questa mi pare una delle urgenze fondamentali di oggi. Il prete, poi, da solo può fare ben poco. Ci vogliono anche cristiani coscienti della propria missione, capaci di rendere testimonianza della fede che abita il loro cuore e ispira la loro vita. Questo vuol dire, allora, il rinnovamento delle nostre Chiese”.