È stato giusta- mente notato che non dovremmo solo preoccuparci di sapere quanti vengono in chiesa la domenica, perché c’è pericolo che si esca di chiesa come ci si è entrati. Non si è ricevuto nulla né dalla celebrazione del sacramento, né dalla Parola di Dio e dalla predicazione, né dell’incontro con i fratelli di fede. Ma come comunicare la fede? L’incomunicabilità sembra oggi la malattia grave della nostra civiltà, cosiddetta post-moderna. E sembra che sia il malanno che potrebbe colpire anche la nostra comunità ecclesiale. E allora espressioni come “fratelli”, “popolo di Dio”, “comunità ecclesiale”, potrebbero diventare espressioni vuote di senso, un messaggio per molti incomprensibile e inoperante. Già nel piccolo ambiente familiare può esser presente questo pericolo dell’incomunicabilità, se non si trovano tempo e modi di comunicare idee, sentimenti, notizie fra coniugi, fra genitori e figli, la casa può ridursi ad una specie di albergo. La stessa cosa può accadere in una parrocchia: non basta che il parroco insegni con la sua predicazione, celebri i sacramenti, progetti iniziative da realizzare. Se non si riesce a venire in dialogo con la popolazione, non si riuscirà neppure a costruire una comunità parrocchiale. Lo stesso, a maggior ragione, si deve dire della diocesi. Non basta che vescovo parli, scriva e pubblichi magari i suoi documenti magisteriali. Dialogare non significa soltanto insegnare. Ci vuole anche che il vescovo insegni, certamente; ma non può soltanto far questo, e i suoi fedeli non devono solo restare in un ascolto passivo. Bisona trovare, dunque, tempi e luoghi, strutture e persone che rendano possibile il dialogo a livello parrocchiale e diocesano. Ci sono gruppi, movimenti e associazioni in cui questo dialogo si può realizzare. E bisogna ringraziarne il Signore, se sono comunità vive. Ma forse sono ancora poche, e resta spesso aperto anche il problema del dialogo tra loro e con l’intera comunità parrocchiale e diocesana. Ma non basta il dialogo nella Chiesa. Come credenti dobbiamo tutti entrare in dialogo con la realtà di ogni giorno nella vita sociale e civile. Dovremo esaminare le situazioni concrete, le istituzioni in cui si realizzano, gli organismi e le persone con cui collaborano. E ci sono vari organismi di partecipazione che richiedono una maggiore attenzione e presenza di tutti e dei cristiani in particolare: la scuola, la circoscrizione, il sindacato, il partito, la cultura, il tempo libero. Sono occasioni di dialogo che non debbono essere disattese, anche se la partecipazione costerà qualche sacrificio. L’assenza sarà sempre un danno, e non solo per chi se ne rende responsabile. Dovunque esistano occasioni d’incontro e di dialogo è cosa buona intervenire. Chiunque ne prenderà l’iniziativa farà cosa meritevole. E il cristiano non dovrà esser secondo in questa ricerca di solidarietà.
Chiesa in dialogo per comunicare la fede
AUTORE:
Giovanni Benedetti