“Ma la Chiesa la paga l’Ici? I preti non pagano l’Ici! Sarebbe ora che iniziassero a farlo!”… Quante volte si sono sentite frasi di questo genere, in tv, sui giornali, ma, di riverbero, anche nelle piazze dei nostri paesi e nei supermercati. La Chiesa l’Ici la paga e l’ha sempre pagata. Dati alla mano, dopo aver fatto le dovute precisazioni per capire come funziona l’amministrazione della “Chiesa” vediamo come vanno le cose nella nostra diocesi. La prima precisazione da fare, doverosa, è che quando si dice “la curia” si possono intendere enti diversi che amministrano beni diversi. L’Istituto diocesano per il sostentamento del clero (Idsc) è un ente ecclesiastico, presente in ogni diocesi, preposto a contribuire alla remunerazione spettante al clero diocesano e per poter far ciò amministra un patrimonio costituito principalmente da beni immobili, provenienti da ex benefici parrocchiali. Quello tifernate nel 2010 ha pagato ai vari comuni dove sono gli immobili di proprietà un totale di 37.574 euro di Ici oltre a 54.029 euro tra Ires ed Irap. Un altro ente è il seminario vescovile di Città di Castello; là un tempo venivano formati i sacerdoti; oggi ospita alcuni preti oltre ad attività culturali quali la biblioteca diocesana e l’archivio. Nel 2011 ha versato ai municipi ben 15.022 euro di Ici. La diocesi di Città di Castello, per gli immobili di sua proprietà ha pagato, lo scorso anno, un importo pari a 7.491 euro per l’Ici. Questi sono i dati che riguardano gli enti diocesani. Non possiamo essere altrettanto precisi per quello che riguarda le parrocchie della diocesi. Per un semplice motivo. Le parrocchie sono enti autonomi ed hanno come unico responsabile e legale rappresentante ciascuna il proprio parroco. Ognuna è amministrata da un “Consiglio parrocchiale per gli affari economici”. Sappiamo per certo che, mettendo insieme i dati incompleti e frammentari assieme superano i 10.000 euro di Ici versata nel 2011. Infine, con le nuove disposizioni e con il passaggio dall’Ici all’Imu, sicuramente anche i pagamenti muteranno, ma per sapere come e in che misura bisognerà aspettare le nuove direttive del Governo e le disposizioni che saranno adottate da ogni singola Amministrazione comunale. Un discorso a parte lo meriterebbero casi particolari. Esistono delle parrocchie che ospitano, nelle proprie canoniche, persone bisognose magari mediante un comodato gratuito. Quella concessione gratuita di un immobile – che andrebbe chiamata carità – è soggetta comunque al pagamento dell’Ici! Ma questa è un’altra musica.