1. Ormai è diffusa la consapevolezza che stiamo attraversando un tempo di crisi che si può considerare come “la più grave del dopoguerra”. Questa affermazione è ribadita con forza dal card. Angelo Bagnasco nella recente relazione al Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale italiana. Egli ne prende occasione per analizzare talune ripercussioni sulla complessa realtà della società italiana, dedicando una parte significativa di essa ai riflessi della crisi sulle nuove generazioni. Il card. Bagnasco, a conferma che la Chiesa è “esperta in umanità”, ha analizzato in profondità l’attuale situazione e condizione del mondo giovanile di fronte a questa crisi, sia rispetto all’apporto positivo che i giovani possono offrire nel processo della sua soluzione, sia riguardo ai pericoli che la crisi può costituire per i giovani, sia rispetto agli orientamenti che possono aiutare a sopportare e quindi superare la crisi stessa, uscendone “più forti spiritualmente e attrezzati umanamente”. 2. Anzitutto, la Chiesa che è in Italia guarda con sguardo di fiducia e di speranza verso i giovani di oggi, nella persuasione che essi “siano in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese”, con la carica innovativa di cui dispongono, proprio perché giovani. Questa affermazione è anche supportata dalla conoscenza che le nostre realtà ecclesiali (parrocchie, associazioni, gruppi e movimenti) hanno dei giovani, del loro entusiasmo, del loro pensare e ragionare, delle loro umilianti difficoltà, della loro rabbia ed anche delle loro idealità e capacità di“sperare contro ogni speranza”, in vista di mete ambiziose. Proprio per questo, il card. Bagnasco ammonisce che i giovani “non si possono tradire”, perché non sono soltanto il nostro futuro, come comunemente si dice, ma “sono indispensabili oggi”, perché sono parte attuale e viva del nostro presente che non può essere trascurata e sottovalutata. In effetti, anche gli stessi giovani intuiscono che non sono presi sul serio dalla politica. Le risorse disponibili sono squilibrate a favore degli adulti. I padri, lottando – osserva il card. Bagnasco –, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità di risorse riconosciute ai loro figli. In questo rilievo c’è un forte appello della Chiesa ad una maggiore, più concreta ed efficace attenzione del Paese nei confronti delle nuove generazioni. 3. Di fronte a questa crisi, la fragilità, l’instabilità e l’inesperienza della condizione giovanile inducono non pochi giovani a lasciarsi condizionare e travolgere dall’emotività e dalla voglia, propria dei giovani, di avere tutto e subito; e possono essere indotti a compiere atti inconsulti, di violenza e di altro che finiscono col segnare in modo irrevocabile la loro vita. In simili casi la crisi produce il peggiore danno che si possa immaginare, che è danno per i giovani e nello stesso tempo per tutta la società. Allora diviene necessario e urgente che, proprio in questo tempo di difficoltà, i giovani abbiano cura, col sostegno degli adulti, a formarsi una personalità stabile, interiormente solida, capace di idealità e dunque resistente alle sfide da affrontare. Inoltre, è indispensabile che i giovani apprendano la cura più decisiva della loro personalità, che non si ottiene dinanzi allo specchio, con la ricerca spasmodica della visibilità, ma “si conquista guardandosi dentro, facendosi magari aiutare da qualche maestro dell’anima”. Da questa consapevolezza scaturisce l’appello che il card. Bagnasco rivolge ai giovani, che merita di essere preso in considerazione non solo dai giovani stessi, ma anche da tutto il Paese: “Cari giovani, non troverete molti disposti a dirvelo, noi (vescovi) però avvertiamo la responsabilità per farlo: stiamo andando verso una società nella quale sempre di più conterà la formazione completa, e non solo dunque scolastica o professionale, la formazione cioè della vostra umanità, attraverso quelle scelte valoriali ed etiche che, con il paziente e costante esercizio, diventano disposizioni stabili e qualità che definiscono e consolidano la vostra personalità. Alla fine, questo è quello che veramente conta nella vita”. Questo appello di così elevato valore umano, se accolto, apre grandi prospettive di speranza per i giovani, in questo difficile tempo. Essi hanno bisogno e diritto di essere sostenuti dall’intero Paese, per realizzare la loro formazione completa, e preparare così, a partire da qui e da ora, un futuro migliore per tutti. Non dimentichiamoli, non deludiamoli, non tradiamoli, perché tradiremmo non solo i giovani, ma anche noi stessi!
Chiesa, crisi e giovani oggi
parola di vescovo
AUTORE:
Giovanni Marra