Chiaretti: “tra cristiani non devono esserci stranieri”

Gli immigrati cattolici invitati dal Vescovo a convegno

Al Convegno diocesano sugli immigrati cattolici, tenutosi lo scorso fine settimana a Perugia, nel salone parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio erano presenti circa duecento persone, molte delle quali immigrati giunti da varie parti del mondo per cercare lavoro, per migliorare la propria qualità di vita spesso degradata dalle situazioni sociali di miseria presenti nei Paesi di origine. C’erano anche diversi sacerdoti, religiosi e religiose ed operatori e volontari di organismi caritativi e missionari diocesani e parrocchiali. E’ stato un pomeriggio caratterizzato dalle testimonianze degli immigrati, seguite agli interventi di don Orlando Sbicca, condirettore dell’Ufficio diocesano missionario e responsabile del volontariato missionario, don Saulo Scarabattoli, direttore del Centro per l’evangelizzazione e la catechesi, don Leonello Birettoni, sacerdote molto noto per il suo impegno a favore dei poveri e degli immigrati, e l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, che ha concluso i lavori. Don Lucio Gatti, direttore della Caritas diocesana, ha aperto i lavori ricordando l’esperienza da emigrati di molti italiani che lontano dalla loro terra spesso finivano per non andare più in chiesa e per perdere gli ultimi brandelli di dignità spirituale e morale. Con questo convegno si è voluto mettere a fuoco il grande tema dell’accoglienza degli immigrati cattolici nelle nostre comunità parrocchiali, non solo come partecipanti passivi ma anche collaboratori della comunità cristiana capaci di aiutarci a comprendere quale sostegno umano e religioso occorre dare e come accogliere le persone anche di religione diversa. Don Orlando Sbicca ha raccontato la sua esperienza di prete missionario in Burundi e di un’altra esperienza all’estero, vissuta per motivi di famiglia, dove conobbe il disprezzo per gli italiani. In quella circostanza il sacerdote sentì il desiderio di visitare una chiesa cattolica per pregare e chiedere sostegno a Dio. “Per questo – ha detto – ho desiderato da tempo il Convegno diocesano per affrontare e rilanciare la pastorale degli immigrati, perché la Chiesa deve contribuire a non farli sentire “stranieri”, ma fratelli giunti in Italia alla ricerca del pane”. Don Saulo Scarabattoli ha parlato del cammino di preparazione al battesimo da offrire a coloro che vogliono avvicinarsi a Dio ed ha rivolto l’invito agli immigrati presenti a segnalare questa opportunità alle persone interessate. La testimonianza di don Leonello Birettoni, basata sulla sua decennale attività a favore degli immigrati, in particolare latino americani, ha toccato problemi molto concreti. “E’ difficile fare pastorale per gli immigrati, perché vivono nell’anonimato ed hanno tante tentazioni e rischi di dispersione morale”. Spesso sono delusi dagli italiani che immaginavano diversi per il solo fatto di essere il popolo del Paese cattolico per eccellenza. Sulla questione dei “poveri” don Leonello ha rovesciato il ragionamento: poveri non sono loro, ha detto, ma noi che abbiamo bisogno del loro aiuto per assisterete l’anziano con l’Alzheimer, o con il femore rotto, povero è l’anziano abbandonato dai figli” in questa società che sembra aver dimenticato il comandamento di Dio che chiede di onorare il padre e la madre. Nelle parole di don Leonello c’era anche l’amarezza per le incomprensioni che hanno accompagnato la sua opera a favore degli immigrati, ma anche una grande determinazione nel difendere il diritto – dovere di un cristiano a vivere il Vangelo, anche alla lettera dando da mangiare (o un lavoro) a chi ha fame anche se ha il permesso di soggiorno scaduto. Mons. Chiaretti è ha pubblicamente e sentitamente ringraziato don Leonello per il “grande cuore” con cui accoglie gli immigrati, anche se “ci siamo trovati in disaccordo per i metodi seguiti” ha detto l’Arcivescovo. Molti soggetti operano con gli immigrati ha ricordato Chiaretti e a tutti ha chiesto di lavorare insieme “per evitare rischi ed errori, per avere maggiore forza propositiva nell’opinione pubblica e conseguire migliori risultati a favore degli immigrati stessi”. L’arcivescovo ha tracciato alcune proposte al termine dei lavori del Convegno che ha pubblicato sul numero 12 del “Nuntium Perusinum”, il foglio di comunicazione veloce, inviato via fax o e-mail, a sacerdoti e operatori pastorali. Tra le proposte la attivazione di uno o più “centri pastorali” distinti per grandi aree etniche o linguistiche o geografiche, sia per la preparazione ai sacramenti, sia per feste caratteristiche del loro Paese; l’invito ad essere attenti alle necessità quotidiane come visite mediche e cure domestiche, e pensando alla scuola ha invitato le parrocchie a sostenere anche economicamente se necessario, la scelta delle scuole cattoliche. Per il prossimo anno ha proposto una grande giornata diocesana degli immigrati cattolici da celebrarsi nella cattedrale di San Lorenzo e poi fare festa tutti insieme in piazza IV Novembre. Per gli immigrati cristiani di altre confessioni, ortodossi di Romania e di Grecia, mons.Chiaretti ha ribadito la volontà di sostenerli nel praticare la loro fede concedendogli l’uso di una chiesa. Infine ha annunciato la costituzione di un “gruppo di lavoro” che segua i problemi assistenziali e religiosi degli immigrati, del quale ne dovranno far parte anche immigrati cattolici delle diverse provenienze e aree culturali, oltre ai rappresentanti di chi veramente lavora con loro.

AUTORE: R.L. - M.R.V.