Chi finisce qui avrà un lieto fine

FAMIGLIA. Da dieci anni il Centro di ascolto aiuta persone che temevano di 'non farcela'. Ma poi hanno cambiato idea e hanno superato gli ostacoli

Bilancio di un anno di attività: uno qualsiasi dei dieci, da quando è stato aperto il Centro di ascolto a Spoleto, in piazza Garibaldi, servizio inserito nelle attività della Pastorale familiare diocesana, che vuole pensare la famiglia al centro delle sue iniziative in tutti i suoi momenti (dal fidanzamento, al nucleo che cresce con crisi affettive dei figli, divergenze tra i genitori e precarietà). Come tutte le realtà, anche questa è iniziata in sordina, quasi all’insaputa della città, che conosceva quel cancello nero di ferro accanto alla basilica di San Gregorio solo per il fatto che, per tanti anni, aveva ospitato la scuola elementare retta dalle Maestre Pie Filippini. Sentire queste storie spalanca una porta sulla sofferenza e sulla difficoltà delle persone, oggi, a trovare qualcuno che ‘ascolti’ e le aiuti a riscoprire una dimensione vera della vita, in cui i valori non siano soffocanti e scomodi ma un bagaglio di agile trasposto nelle vicende che si presentano. Come si arriva a rivolgersi al Centro? Oggi, attraverso il passaparola. Sono nostri ‘collaboratori in rete’ avvocati, medici, ostetriche, assistenti sociali, sacerdoti, insegnanti particolarmente sensibili; ciò dà vita – e questa ci sembra la cosa più preziosa – a un sistema allargato di osservazione che permette interventi a livelli diversi ma coordinati. Di seguito, alcune storie che hanno trovato un ‘lieto fine’ grazie al centro di ascolto. Una ragazza rimane incinta, lo comunica al compagno che si dice inizialmente contento. Qualche problema fisico a portare avanti la gravidanza, poi tutto a posto. Verso il quinto mese di gestazione, lui comincia a mostrare nervosismo, fino a confessare che ‘non si sente pronto per un’altra nascita’ in quanto sposato, separato e con un primo figlio avuto dalla moglie. Scompare ed è crisi per la ragazza. Lei, in un momento di sconforto, si rammarica che sia ormai scaduto il tempo per la richiesta di interruzione di gravidanza; poi, una signora le dà un numero di telefono, quello del Centro di ascolto, e lei chiama. Ha paura che la sua situazione (nubile, con un lavoro precario e difficoltà economiche) sia tale per cui i Servizi sociali le possano ‘portare via il bambino’. Parliamo, si sfoga contro gli uomini, che si possono permettere di dire sul più bello ‘scusami, ma non me la sento’ e andarsene. Piange. Con timore si fa accompagnare dall’assistente sociale del Comune per conoscere i suoi diritti, e così smette di pensare ai Servizi sociali come qualcosa che le farà del male. Nasce una bambina, lei si rimbocca le maniche e cerca un lavoro. Grazie anche alla mediazione dell’assistente ottiene facilitazioni per l’assegnazione di una casa popolare e ora vive con la sua bambina. Una coppia attraversa un momento di stanchezza nel rapporto: presi entrambi dal lavoro, lasciano che la loro intesa si raffreddi. Lui la tradisce, lei si sente ferita e lo mette alle strette. Volano male parole: ci sono due figli adolescenti e si parla della possibilità che lei, non di queste zone, torni al suo paese con i figli. Parlano con un esperto, chiedono a una coppia di amici che li mette in contatto con un’operatrice del centro di ascolto: lui non vuole chiudere il rapporto ma lei dice di non poter superare le bugie e i sotterfugi. Parlano davanti al consulente familiare, vengono a galla cose non dette da tempo, timori e delusioni reciproche, poi la proposta di ‘riprovare’. Iniziano a guardare al loro matrimonio come a qualcosa di grande valore nonostante le rughe e le piccole ammaccature del tempo che passa, riprendono a parlarsi e a volersi bene. In questi anni di attività ‘sul campo’ ci siamo accorti che da fare ce n’è, molto e per tanti, e che la famiglia è una realtà che abbraccia tutti, i suoi problemi toccano ogni fascia d’età, razza e cultura. Chiunque può decidere di dare una mano: basta imparare ad ascoltare (che sia questa la cosa più difficile da mettere in pratica?).

AUTORE: Rita Musco