Il protagonista di questa storia è un ragazzo di venticinque anni. Decide di raccontarsi perché pensa che possa servire a scoraggiare dal farne uso chi della droga non ha paura. Lui, Alessio, ha iniziato a fumare a ventun’anni, quando faceva il servizio di leva. Ha iniziato con le cosiddette droghe leggere: marijuana ed hashish. Il fatto che svolgesse il servizio militare in quel periodo rappresenta una pura e semplice coincidenza. Non sono stati infatti i compagni d’armi a coinvolgerlo, bensì gli amici di sempre, quelli d’infanzia, quelli del quartiere in cui vive, un normalissimo quartiere di Perugia. Un giorno Alessio decide di provare, spinto dalla curiosità e dalla voglia di condividere, coi ragazzi con i quali è cresciuto, una pratica che per loro un’abitudine consolidata, e un motivo aggregante. ‘Nel mio gruppo – spiega Alessio – fumano tutti, quindi alla fine cerchi anche tu una canna’. Il problema è che Alessio ha cominciato soltanto con ‘l’erba’ e si è ritrovato invece, contrariamente a quanto pensava, a fumare tutti i giorni, più volte al giorno, tante volte al giorno, fin dalla mattina. Si è ritrovato ad uscire con i suoi amici solo per fumare. Non per divertirsi ma per fumare. ‘Il fumo ti sballa. Ti leva le preoccupazioni. Le nasconde’, dice Alessio. E questi amici? Chi sono? Ragazzi ‘normali’, di età compresa tra i venti e i trent’anni. Provengono da famiglie medio-borghesi. C’è chi studia, chi lavora e chi oltre a studiare o lavorare vende pure il fumo o la cocaina. A dicembre del 2003, Alessio per la prima volta fa uso della ‘polvere bianca’. Un grammo in quattro. Tre righe per ciascuno. Gli altri la conoscono bene. Alessio racconta: ‘Quando cominci è una tragedia! Non ti fermi più! Si crea una dipendenza psicologica. Prima la prendi una volta al mese e poi due volte e poi tutti i venerdì. Quattro o cinque volte in una notte, se esci. Sei vispo. Ti fa stare sveglio. Sei euforico, disinibito”. Eppure Alessio ne è venuto fuori. All’inizio dell’estate 2004, dopo aver fumato molto, rientra a casa e si sente male. Ha un attacco di panico. ‘Una sensazione bruttissima! Hai la convinzione che muori!’ così la descrive. Chiede aiuto ai genitori e confessa loro di aver usato delle droghe. Suo padre e sua madre gli rimangono accanto quella notte e anche dopo, a differenza dei compagni di fumo. ‘Non è mai accaduto che i miei amici abbiano rinunciato a divertirsi per stare vicino a me, dopo che sono stato male’. Perché Alessio da quella notte ha chiuso completamente con le droghe, forse per via di quella sensazione, per la paura che ha avuto di morire, e si è sentito meglio. Ha provato un gran benessere fisico. Le ansie si sono trascinate per qualche mese ma, grazie ad una terapia, anche quelle sono passate. Non una terapia farmacologia, tiene a precisare. Un periodo di analisi da uno psicologo. Nel frattempo si è fatto delle nuove amicizie. Ha approfondito vecchie conoscenze e in esse ha trovato un sostegno ed un aiuto. Ha cominciato a pregare. Prima non lo faceva.
Che sarà mai un po’ di fumo?… E diventa un incubo
lessio aveva cominciato con droghe leggere, per divertirsi con gli amici. Poi è arrivata la polverina. Lo hanno salvato i genitori e uno psicologo
AUTORE:
Chiara Bonomi