“Cerchiamo frammenti di storia”

GUALDO T. / Un appello per il museo dell'emigrazione

Dopo la parziale inaugurazione dello scorso mese di settembre, cui prese parte il ministro per gli italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, l’attività del Museo dell’emigrazione di Gualdo Tadino prosegue febbrilmente in vista dell’apertura totale, prevista entro l’anno. Nata sotto gli auspici dell’Amministrazione comunale gualdese, patrocinata dal Governo e dalla Regione dell’Umbria, l’istituzione, esempio unico in tutta Italia, è gestita dai ricercatori dell’Isuc, l’istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, che hanno organizzato un centro di raccolta dati relativo a tutte le testimonianze dell’emigrazione umbra e italiana all’estero. E proprio in questi giorni, la responsabile del centro, Catia Monacelli, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione verso i problemi dell’emigrazione e sulle attività del Museo. “L’Italia è stata fino a pochi anni fa terra di emigrazione” ci spiega la ricercatrice “e non può, ora che è divenuta meta d’immigrazione, dimenticare le storie e le vicende umane di milioni di suoi connazionali che, partendo spesso con una valigia di cartone e senza una lira in tasca, cercarono lavoro nei posti più disparati della terra. Non c’è un continente in cui non ci sia una nutrita comunità di italiani e nessuno deve dimenticare che furono proprio i soldi che essi spedirono in Italia nel dopoguerra a ricostruire il nostro paese e a trasformarlo in una nazione benestante”. Il Museo dell’emigrazione è nato proprio per “edificare un monumento” a questo sterminato stuolo di uomini e donne; ma non un freddo pezzo di marmo, bensì “un’istituzione viva”: il Museo dell’emigrazione, infatti, raccoglie tutte le testimonianze degli emigranti, dalla fine del secolo XIX fino agli anni Sessanta, le cataloga, le pone a disposizione degli studiosi di storia contemporanea. Finora la “raccolta” ha permesso di mettere insieme una “banca dati” che, specialmente per l’emigrazione umbra nei paesi europei, è assai dettagliata. Ma ancora non basta. E’ per questo che il Museo lancia un appello a tutti coloro che, per esperienza diretta o indiretta, siano venuti in possesso di documenti e testimonianze sull’emigrazione italiana. “Cerchiamo frammenti di storia di ogni tipo: lettere, cartoline, fotografie, diari di lavoratori o dei loro familiari, tute da minatore, riprese filmate, vestiti, valigie di cartone e persino attrezzi di ogni genere”. Tutto quello che, insomma, può costituire un ricordo di un emigrante o di una storia interessa direttamente il centro raccolta dati. “L’appello” continua la Monacelli “è rivolto non solo a tutti gli umbri e agli italiani, ma anche a tutti coloro che ancora sono residenti all’estero e che hanno mantenuto i contatti col nostro paese. “L’Umbria è stata terra di emigrazione fino a pochi anni fa: migliaia di umbri hanno lavorato nelle miniere del Belgio, della Germania, della Francia e del Lussemburgo; molti hanno perso la vita in spaventose tragedie a centinaia di metri nelle viscere della terra; altri sono ritornati minati dalla silicosi e dall’enfisema polmonare. Far conoscere alla comunità le loro storie è rendere loro un omaggio postumo”. Del resto, l’attività del centro ha già dato i suoi frutti: con la collaborazione della Rai è stato possibile creare una videoteca, che contiene tutti i filmati, i documentari e i servizi giornalistici sull’emigrazione italiana; è stata poi allestita una fornitissima nastroteca, che raccoglie voci, storie, ma soprattutto canti popolari relativi a questo periodo della nostra storia. L’attività del centro, poi, prevede anche la collaborazione con le scuole, per la realizzazione di progetti didattici e corsi di formazione per insegnanti. “E proprio dalla collaborazione con i ragazzi ci aspettiamo nuove ed interessanti scoperte; chi volesse si può mettere in contatto con noi, telefonando al numero 075.91.42.445, o scrivendo all’indirizzo di posta elettronica: info@emigrazione.it”

AUTORE: Pierluigi Gioia