Cerchi “info”. Non trovi “etica”

COMUNICAZIONI SOCIALI. La giornata a Perugia. Riflessione sui mass media, in memoria di mons. Giommini

Mons. Giulio Giommini è stato esempio di come un sacerdote si possa dedicare alla comunicazione del Vangelo attraverso la radio, sacrificando a questa nuova missione tutto il suo passato di parroco. Un uomo moderno, che ha compreso prima di altri l’efficacia degli strumenti della comunicazione sociale. Con questa suggestiva premessa don Pietro Diletti ha aperto l’incontro di venerdì 2 maggio volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema proposto da Benedetto XVI: ‘I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla’. Don Diletti, direttore dell’istituto Don Bosco, è anche direttore di Umbria Radio, e in questa veste, essendone il successore in quel compito importante e delicato, ha ricordato il compianto don Giulio Giommini di cui ricorreva il trigesimo della morte. All’incontro erano invitati i giornalisti Enzo Ferrrini, responsabile della redazione regionale dell’agenzia Ansa, Dante Ciliani, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, e mons. Elio Bromuri, direttore de La Voce nonché direttore dell’ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali. A loro è stato chiesto di commentare e attualizzare il messaggio del Papa; lo hanno fatto calandolo nei problemi che incontrano ogni giorno nel lavoro al quale dedicano la maggiore parte del tempo e delle energie. Ferrini ha paragonato il mestiere del giornalista a quello dell’autista di autobus: ‘Cerco di guidare nel migliore dei modi, evitando pericoli e rischi per i passeggeri’. Ha fatto poi una graduatoria dei media da cui i cittadini traggono informazioni: al primo posto c’è la televisione, poi vengono i quotidiani, poi internet in minore percentuale ma in continua crescita, poi tutti gli altri. Tutti i media cercano affannosamente l’audience e la vendita, e ciò significa che al di sopra di tutto c’è la ricerca del profitto ad ogni costo. La prima fonte dei ricavi, infatti, è data dalla pubblicità, e solo il 20/30 per cento dalla vendita del giornale, spesso trascinata dai gadget. Anche il servizio pubblico – ha aggiunto -, che dovrebbe avere altri criteri, in realtà si è sempre più messo sulla stessa linea. Ferrini ha fatto riferimento ai giovani e ai bambini che navigano nel mondo dei nuovi media senza una guida. ‘L’informazione – ha detto – è un processo che va governato con l’educazione. Il problema della società dove i media hanno un grande peso non può essere governato soltanto dai giornalisti’. Non meno incisivo e ampio è stato l’intervento di Dante Ciliani, che ha toccato i temi più scottanti di oggi, dicendo di non scandalizzarsi neppure di coloro che reclamano l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, ma richiamando anche l’esigenza di un’etica dell’informazione che l’Ordine deve tutelare insieme ai diritti dei giornalisti. Ha esordito con una frase emblematica, in cui si afferma che ‘ll nichilismo oggi è considerato lo spazio della libertà. Una libertà come totale irresponsabilità’, per cui il messaggio del Papa rappresenta ‘aria fresca per i nostri polmoni’. Ha lamentato che di questi temi non si parli abbastanza e non ci siano spazi di libero dibattito come quello offerto dall’incontro. ‘Voi siete molto fortunati – ha detto rivolgendosi al pubblico – perché appartenete ad una comunità che riflette, ma fuori c’è molta confusione. Oggi si urla per cercare attenzione e fare notizia’. Citando Guido Gonella, fondatore dell’Ordine dei giornalisti, di cui è stato ristampato il libro sulla libertà di stampa e le libertà individuali dei cittadini, ha aggiunto: ‘Maggiore è la libertà, maggiore sarà la responsabilità sociale’. Su questo concetto ha riflettuto don Bromuri, che ha citato il richiamo di Benedetto XVI a quella che egli definisce la ‘info-etica’, l’etica da osservare nell’informazione. Nel dibattito, molto vivace, è intervenuto anche l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, sottolineando che ‘ogni professione ha bisogno di un codice etico, altrimenti si assolutizza la libertà’ con effetti negativi che ne derivano, ha ribadito, ricordando la famosa frase: ‘Libertà, libertà! Quanti delitti si compiono in tuo nome!’. Tutta la manifestazione, conferenza e messa, ha visto la partecipazione di un buon numero di persone, attente e contente di aver reso omaggio alla persona amata di don Giulio. Nella cattedrale di San Lorenzo, lo stesso giorno 2 maggio, l’arcivescovo Chiaretti ha celebrato la messa in memoria di mons. Giulio Giommini. Nell’omelia ha sottolineato l’abbinamento casuale, ma significativo, del ricordo di don Giulio con la Giornata delle comunicazioni sociali che la Chiesa ha celebrato domenica 4 maggio. ‘Abbiamo bisogno di informazione in generale e di informazione religiosa’ ha detto, citando i mezzi che abbiamo in mano e dobbiamo valorizzare: ‘Avvenire, il quotidiano cattolico, che è fatto molto bene; La Voce, il settimanale cattolico che si pubblica da più di 50 anni, che ha il merito di aver unito insieme una regione così frastagliata e che offre notizie di vita cristiana ed ecclesiale delle otto Chiese sorelle’. Ci sono molti strumenti di comunicazione, ha commentato, ‘ma bisogna saper scegliere’. Un discorso specifico lo ha dedicato ‘al nostro canonico, che ha servito la Chiesa nella radio e non solo’. Di don Giulio ha voluto ricordare soprattutto la bontà, che si esprimeva nel sorriso con cui accoglieva le persone, la sua continua attestazione di gratitudine, il suo grazie sempre sulle labbra e ‘il sentimento di rispetto e amorevolezza verso di me e verso tutti’.

AUTORE: M. R. V.