In città si sta con il fiato sospeso: ce la faremo veramente a realizzare un centro oncologico di altissimo livello collegato a quello già esistente a Milano del prof. Veronesi? A sentire i bene informati parrebbe proprio di sì. Dopo il recente incontro che gli esponenti delle più importanti istituzioni cittadine hanno avuto a Spoleto con l’eminente clinico, già Ministro della Sanità, si parla infatti di ore decisive per la costituzione di questa importantissima struttura scientifica di livello internazionale. A dare maggiore garanzia la presenza all’incontro e la “regia” di mons. Fontana che, ancora una volta, sta svolgendo un ruolo di primissimo piano nel concretizzare un’idea nata appena solo qualche mese fa quando l’Arcivescovo di Spoleto e Norcia patrocinò l’incontro chiave dell’Amministrazione comunale con il prof. Veronesi. A questo punto le apprensioni degli scettici, e anche di quanti vedono nell’Istituto oncologico un potenziale e temibile concorrente per la sopravvivenza dell’Ospedale civile, non dovrebbero rappresentare più un ostacolo per la nascita del centro tumori. Alle associazioni cittadine, che si sono mosse per tempo per capire veramente se si può ingenerare un conseguente “rischio” d’impoverimento dell’assistenza fornita dal nosocomio spoletino, va dato il merito di aver posto il problema e incoraggiato un dibattito che è ancora in corso. Resta, infatti, da sciogliere il nodo della reale volontà cittadina di ospitare l’ambizioso progetto, che prevede la realizzazione di un presidio ospedaliero multinazionale (sarebbe il quarto in Italia) di ricovero e cura a carattere scientifico. Tuttavia, le problematiche da risolvere sono ancora molte: da quelle connesse alla logistica e alla conseguente disponibilità di un’adeguata sede, alla risoluzione dell’ingente finanziamento dell’opera (si parla di una cifra vicina ai cento miliardi). Com’è noto, le attenzioni per l’insediamento della struttura sono rivolte al dismesso albergo Ipost sul Monteluco, meglio conosciuto dagli spoletini come “Hotel del Matto”, ma non è da escludere una possibile riconversione dello stesso ospedale San Matteo degli Infermi. L’aspetto economico, paradossalmente, potrebbe essere quello più semplice da risolvere; l’aver infatti coinvolto nel progetto la Regione dell’Umbria, l’Università di Perugia e, naturalmente, la stessa Asl, oltre al fatto che questo progetto è di rilevanza interregionale (si calcola un bacino d’utenza di oltre dieci milioni di abitanti) fa ben sperare di trovare soci finanziatori in un ambito molto vasto e anche in ambienti al di fuori della nostra regione. Un importante contributo alla definizione del percorso che dovrà necessariamente coinvolgere l’intera cittadinanza, viene dall’Associazione San Matteo che, più di chiunque altro, sta svolgendo una preziosa opera di raccordo tra i soggetti interessati e la comunità locale svolgendo un’utile forma di sensibilizzazione popolare sul progetto in questione. Il dibattito pubblico che l’associazione San Matteo ha organizzato sabato 13 ottobre, è stato assai utile e è servito per chiarire ancora meglio i molti punti connessi ai vantaggi che potrebbero derivare alla città con la costituzione di un polo oncologico di tale rilevanza, senza però che esso configuri una possibile alternativa agli attuali servizi ospedalieri. Alle molte assenze comunicate dagli organizzatori (non si è ben capito se tutte erano giustificate o dettate da motivi “tattici”), hanno tuttavia supplito molti autorevoli e qualificati interventi. Quello che ci è sembrato più interessante, nel senso che ha chiarito molti degli aspetti tecnici del problema, è stato il ragionamento che ha sviluppato il direttore sanitario dott. Pacchiarini purtroppo svolto di fronte a una sala semivuota. Snocciolando dati e statistiche, ha invitato a guardare al futuro nell’ottica dell’incertezza che vive oggi la sanità ma con sempre chiaro alla mente il dato che nel giro di pochi anni avremo non più del 2.5 per mille, rispetto agli abitanti, di degenti ricoverati, elementi questi che, inevitabilmente, porteranno a un forte ridimensionamento del nostro Ospedale. L’alternativa dunque alla sua soppressione è proprio rappresentata da questa grande e unica opportunità di “clonare” lo Ieo (Istituto europeo oncologico) del prof. Veronesi. Dello stesso avviso, in buona sostanza, il prof. Stefani, famoso oncologo di fama internazionale – spoletino d’adozione – che sta partecipando al progetto portando la sua lunga e preziosa esperienza. Molto articolato anche l’intervento del direttore generale della Asl n. 3 dott. Macchitella, che pur premettendo che non spetta a lui dare giudizi di merito, non si è sottratto a dare il proprio apporto sostenendo l’importanza del progetto che valorizzerebbe l’Ospedale e il territorio locale e regionale. Come in tutti i dibattiti, non è mancato chi si è posto, per alcuni aspetti, “fuori dal coro”, in modo marcato alcuni esponenti politici: il sen. Ronconi e il consigliere regionale Zaffini hanno infatti invitato tutti a una maggiore cautela non conoscendosi al momento gli aspetti particolareggiati del progetto come la fattibilità scientifica (quale impegno reale vorrà assumere la Regione dell’Umbria?) e quella finanziaria. Il sen. Castellani e il consigliere regionale Urbani hanno invece sostenuto l’iniziativa. La riunione si è chiusa con il sindaco Brunini che commentando tutti gli interventi fatti ha mostrato ottimismo e detto a chiare note che il “Progetto Veronesi” è una sfida da vincere per rinnovare la città e battere quel certo conservatorismo che da troppo tempo pervade la comunità locale. Auspichiamo che la concretizzazione del dibattito svoltosi si possa estrinsecare nella redazione del prossimo Piano sanitario regionale triennale con impegni precisi e chiari, che vadano nella direzione di favorire l’importante insediamento scientifico nella nostra città.
Centro oncologico a Spoleto: un progetto che ha buone possibilità
Istituzioni cittadine si incontrano con il prof. Veronesi. Problematiche in un dibattito pubblico
AUTORE:
Aldo Calvani