Celebrato l’anniversario della traslazione del corpo di Sant’Ubaldo

Grande partecipazione di popolo

Gubbio ha ricordato, con la consueta solennità e nutrita partecipazione popolare, l’anniversario della traslazione del corpo incorrotto del Patrono, avvenuta sotto il Vescovo Bentivoglio l’11 settembre 1194, dalla Cattedrale di allora (presumibilmente nei pressi dell’odierna chiesa di S, Giovanni) alla piccola Pieve di S. Gervasio sul Monte Ingino, inglobata poi nella costruzione del grande complesso rinascimentale (1525) eretto grazie al determinante aiuto di Elisabetta ed Eleonora Della Rovera. Il riconoscimento ed il titolo di Basilica è avvenuto nel 1919. E proprio la Basilica di S.Ubaldo è stata il riferimento della giornata. Messe sono state officiate alle ore 7.8.9.11.12. Nel pomeriggio, per iniziativa delle Famiglie dei Ceraioli, ha avuto luogo un “pellegrinaggio” con partenza dal Duomo ed arrivo in Basilica, attraverso i tornanti dell’Ingino con sosta presso le tre piccole cappelle, alle ore 17 per partecipare alla solenne concelebrazione presieduta dal vescovo mons. Pietro Bottaccioli (servizio liturgico della corale “Cantores Beati Ubaldi”). In una chiesa gremitissima il Vescovo all’inizio della sua omelia ha invocato preghiere per le drammatiche notizie che arrivavano dall’America, sconvolta dal gravissimo attentato terroristico al cuore economico e politico di quella nazione. Dopo aver operato una cronistoria della “traslazione”, commentando la prima lettura mons. Bottaccioli ha affermato: “S.Ubaldo è quassù, ci dice la lettura applicata alla traslazione, non tanto per ricevere il nostro omaggio, ma per continuare il suo ministero di annunciatore della lieta notizia che è il Vangelo”. Interpretazione che si avvicina a quella del S.Padre Giovanni Paolo II secondo il quale “Egli vuole rimanere in mezzo alla sua città e diocesi per ispirare e guidare il cammino di fede del suo popolo”. Il Vescovo ha quindi aggiunto: “Salire quassù, venerarlo vuol dire ascoltare il suo insegnamento avvalorato dagli esempi della sua vita: una vita umile ricca di mitezza e di perdono, una vita impegnata per la giustizia e per la pace”. Mons. Bottaccioli ha poi concluso: “Beati noi davvero se sapremo accogliere l’eredità spirituale del nostro Patrono, fatto lui stesso Vangelo per noi , perché fedele seguace del Signore Gesù”.

AUTORE: G.B.