Ce n’è ‘a valanga’ in Umbria

Perugia è una piazza di spaccio dove la merce è a buon mercato perché è molto richiesta. Oltre ai consumatori del posto, ci sono i 'pendolari' che vengono qui perché costa meno

Ha parcheggiato la macchina in una stradina accanto al cimitero di Ponte della Pietra, alla periferia di Perugia. Aveva 31 anni, era di Chianciano e dall’auto non è uscito vivo. Aveva accanto una siringa usata. Probabile overdose di eroina. Il giovane era conosciuto come tossicodipendente ed era pregiudicato per reati legati al patrimonio e al mondo della droga. Le poche righe dell’agenzia Ansa martedì aprono la giornata delle notizie. È solo l’ultima delle tante morti per droga che si registrano a Perugia. Pochi giorni prima il questore Arturo De Felice, presentando il programma della festa della Polizia, aveva sottoineato ‘il calo verticale’ delle morti per overdose nei primi mesi dell’anno: ‘appena’ 3, quando invece il 2007 (i dati sono riportati nella relazione annuale del ministero dell’Interno pubblicata nel marzo scorso) si era chiuso con 38 morti, il 6,45% dei 589 decessi registrati in Italia. Sempre l’anno scorso l’Umbria ha conquistato il primato assoluto di decessi in rapporto alla popolazione: 5 ogni 100 mila abitanti, seguita a distanza dal Lazio che ne conta 2 ogni 100 mila. Perché questo primato? E perché gli spacciatori continuano a muoversi liberamente, e non solo nelle periferie nascoste ma anche nel cuore della città, all’ombra della Fontana maggiore? Domande che tornano ripetutamente sui giornali; che si fanno voce dello sconcerto, per non dire della rabbia, della gente. Non mancano certo le operazioni di polizia, i sequestri e gli arresti. Nel 2007 le Forze dell’ordine hanno sequestrato 165 kg di droga e segnalato all’autorità giudiziaria quasi 700 persone (tra queste 386 erano stranieri e per 391 si procedeva con l’arresti). Perugia è una piazza di spaccio dove la merce è a buon mercato perché è molto richiesta. Ci sono i consumatori che potremmo dire ‘autoctoni’, del posto; ci sono i ‘pendolari’ che qui vengono a cercarla perché costa meno; ma ci sono anche i tanti studenti che vivono in questa città, per non parlare dei numerosi locali che animano le notti perugine e ternane, frequentati anche da clienti che arrivano da fuori regione. Oltre alla richiesta, indubbiamente forte per un territorio come l’Umbria, c’è l’altro fattore determinante: l’inefficacia della repressione. Stavamo per scrivere ‘totale inefficacia’, perché questa è la valutazione che ne danno i cittadini, che continuano a vedere le stesse facce tra gli spacciori anche dopo le retate della polizia. Ma totale non è, perché le indagini vengono fatte, gli arresti pure, le organizzazioni sconvolte. Ma questo non basta, e il perché lo spiega bene il procuratore Nicola Miriano (vedi intervista qui sopra), così come spiega che è un’illusione sperare di risolvere il problema buttando fuori dall’Italia tutti gli stranieri, anche se è un dato di fatto che nell’organizzazione del traffico di droga in Umbria emergono marocchini, tunisini, albanesi, nigeriani, accanto a gruppi campani e laziali che gestiscono soprattutto il traffico di cocaina. La cocaina è una droga che fa meno morti (3 nel 2007) ed è meno visibile sul piano sociale. Eppure è altrettanto pericolosa, anche se chi si droga non si considera tossicodipendente. Mercoledì l’Ansa batte la notizia dell’arresto, ad Assisi, di un macedone e un albanese che i Carabinieri trovano in possesso di mezzo etto di cocaina. A Terni ne avevano 2 etti i due romani arrestati dalla Guardia di Finanza. ‘A testimonianza – fanno rilevare gli inquirenti – dei livelli significativi che ha raggiunto in città il consumo della cocaina’. Pochi giorni prima, sempre a Terni, in un’altra operazione ne avevano sequestrata mezzo chilo.

AUTORE: M. R. V.