Il clima che si respirava all’assemblea annuale degli industriali della provincia di Perugia, anche se non rappresentava tutta la regione, ha dato ugualmente il senso della situazione complessiva. L’assemblea, che si è tenuta il 7 ottobre, ha visto una presenza massiccia di tutte le autorità: oltre al presidente Antonio Campanile e agli industriali, c’erano i rappresentanti delle istituzioni locali, in primo piano la presidente regionale Rita Lorenzetti, deputati del Parlamento, le due università nelle persone di Antonio Pieretti e Stefania Giannini, ed anche due vescovi, mons. Giuseppe Chiaretti e mons. Riccardo Fontana. In questa occasione si può avere un quadro illustrativo della produzione, della occupazione, del reddito, delle contrattazioni salariali, delle prospettive future e dei rischi che si prevedono; in una parola, dello stato di salute della società. Quest’anno i discorsi sono stati tutti rivolti a porre l’economia umbra dentro la cornice della crisi in atto a livello mondiale. Gli interventi del presidente dell’associazione provinciale Antonio Campanile, della presidente della associazione nazionale degli industriali Emma Marcegaglia e della presidente regionale Rita Lorenzetti hanno tenuto la stessa linea di fondo nel dichiarare grave la crisi attuale dell’economia, e nello stesso tempo protesi verso il superamento delle difficoltà esprimendo fiducia nell’Europa, nell’Italia e nell’Umbria. Le parole d’ordine sono state ‘ce la faremo’ e ‘rimbocchiamoci le maniche, ognuno per la propria parte’. Il tema che non pare sufficientemente analizzato – forse non era la sede, e comunque si dovrà fare con molta attenzione – è la ricerca delle cause. Si conoscono in maniera sommaria e sono state indicate nella globalizzazione dei mercati, nella finanza creativa fatta di giochi finanziari, nelle speculazioni delle banche, negli errori di calcolo. Campanile ha indicato con precisone la causa della crisi americana individuandola nella ‘degenerazione del mercato’ che non comporta le crisi del mercato stesso. A proposito del presidente Campanile, si deve dire che, come sempre, il suo discorso, di stile lineare asciutto e di estrema chiarezza, è stato di particolare interesse e rilievo. Ha detto che bisogna essere consapevoli che fino alla metà del prossimo anno non è prevista una qualche ripresa e quindi ‘bisognerà stringere i denti’ e tuttavia ciò non deve indurre al pessimismo, perché nel frattempo l’industria umbra si è rafforzata ed è divenuta più pronta e capace di affrontare le sfide di un mercato sempre più condizionato dalle dinamiche internazionali. Sulla situazione industriale italiana ha lamentato una certa riduzione dei profitti delle imprese e una diminuzione degli investimenti, determinata da un diffuso pessimismo. Ha reclamato un maggiore supporto alle imprese da parte delle banche e un minore costo del denaro. Date le maggiori difficoltà che le imprese incontrano, deve essere considerato e pertanto valorizzato l’aumento del 10,4% di export che le aziende della provincia hanno avuto nei primi sei mesi del 2008 rispetto all’analogo periodo del 2007, comparato con il 5,9% del dato nazionale. Altri interessanti dati forniti da Campanile sono stati quelli relativi all’occupazione, che nei primi mesi del 2008 ha toccato il massimo storico dei 383 mila occupati, 27 mila in più rispetto all’anno precedente, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 4,4%. L’Umbria inoltre si è arricchita – ha detto Campanile – di produzioni tecnologicamente sofisticate ed a più alto valore aggiunto, che sono un segnale di forza di singole aziende ben determinate e specializzate. Il tasto negativo rimane quello della produttività, che in Umbria risulta inferiore alla media nazionale. Ma l’altra e non ultima nota dolente, che non poteva essere taciuta e che Campanile non ha potuto sorvolare, è stata quella che è stata chiamata ‘appaltopoli’. Quando ha parlato della triste vicenda ed ha inviato la propria solidarietà all’amico Carlo Carini e agli altri imprenditori colpiti dalle indagini giudiziarie, ha avuto il consenso dell’assemblea che ha applaudito le sue parole; parole prudenti, che hanno espresso fiducia nell’autorità giudiziaria e nello stesso tempo hanno sottolineato le gravi conseguenze per le imprese coinvolte, che possono mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza. In questa delicata situazione il messaggio fondamentale è venuto dalla presidente Lorenzetti, rivolta certamente alla Marcegaglia, ma anche ai sindacati, che non è il momento delle ‘grandi contrapposizini’ a motivo dei contratti salariali. È necessario cercare insieme di superare la crisi facendo ognuno la sua parte, industriali, sindacati, istituzioni, banche e cittadini, nella fiducia che si possa tornare a tempi di normalità e di sicurezza sociale.