“Umbria 2015: una nuova alleanza per lo sviluppo” è la denominazione del patto firmato il 13 ottobre dalle parti sociali e dalle istituzioni umbre per lo sviluppo e il rilancio dell’Umbria, per accrescere il dinamismo, la competitività e la coesione del tessuto sociale e produttivo della regione. Con l’impegno ad una condivisione di finalità comuni ed all’assunzione di responsabilità reciproche, sottoscritto da 38 soggetti diversi: istituzioni locali, università, associazioni di categoria, sindacati e mondo cooperativo. Con priorità per il lavoro e per la creazione delle condizioni perché le imprese tornino ad assumere. Queste sono le lodevoli intenzioni dei firmatari della “nuova” alleanza, che dovrà superare le rigidità, le asimmetrie, le carenze e le inadempienze del precedente “Patto per lo sviluppo” dell’Umbria. Tra le modifiche innovatrici dell’Alleanza, rispetto a quest’ultimo, si segnala l’intenzione di assicurare un peso maggiore ai tavoli territoriali ed alla partecipazione dei cittadini. Pur con tutte le riserve del caso, notiamo che si presenta una nuova occasione per i cattolici dell’Umbria, considerati singolarmente o nei loro movimenti e associazioni, di partecipazione diffusa alla formulazione e al controllo delle politiche regionali. Un’occasione per confrontarsi, nello “spazio pubblico”, tra loro e con gli altri cittadini, approfondire la conoscenza dei problemi, svolgere un ruolo propositivo, per la soluzione di essi, nei confronti delle istituzioni, e poi incidere, in modo diretto o indiretto, al livello delle decisioni politiche. Si ricordi qui, come esperienza di rilievo, la proposta di legge sulle famiglie, formulata e approvata grazie all’impegno del Forum delle associazioni familiari (legge che però è ancora in attesa dei decreti attuativi). Nelle direzioni accennate va l’appello lanciato dalla recente Settimana sociale dei cattolici italiani (Reggio Calabria, 14-17 ottobre), che invita questi alla responsabilità e all’impegno politico, nella ricerca di un’unità, pur nella diversità delle appartenenze politiche, fondata sul comune rispetto dei valori “non negoziabili” (diritti fondamentali della persona, famiglia, libertà religiosa, libertà educativa), a sostegno di un’attendibile speranza per il futuro, pur in presenza delle tremende sfide che ci fronteggiano. Alla base di ciò si trova il convincimento, diffuso tra i partecipanti alla Settimana sociale, secondo cui, per “vivere bene insieme”, con opportunità per tutti, con attenzione ai meriti e alle necessità di ogni persona, si deve ricorrere ad un progetto di “bene comune”. Su questo fronte si attende l’impegno dei cattolici italiani, compresi quelli umbri, e molteplici sono i versanti su cui esso può manifestarsi opportunamente. Si pensi al problema del lavoro, da molti considerato prima emergenza della regione: un miglior funzionamento del mercato del lavoro, che interessa la grande maggioranza delle famiglie, richiede tra l’altro, come noto, una stretta integrazione tra istruzione, formazione, mondo del lavoro, delle imprese, istituzioni pubbliche, e grande è la numerosità dei contributi proponibili. Oppure si pensi al welfare, e in particolare ai servizi socio-assistenziali: la domanda di essi è elevata e crescente, e una risposta adeguata richiede un approccio comunitario e sussidiario, una co-progettazione e una co-gestione, che coinvolgono istituzioni, terzo settore, famiglie, singoli cittadini. Lungo queste direttrici, che sono solo alcune di quelle percorribili, i cattolici umbri possono concorrere al rilancio della società civile, alla rivitalizzazione della democrazia, con una ripresa partecipativa dal basso, e al sostegno della speranza per un futuro più umano.
Cattolici per lo sviluppo dell’Umbria
C’è posto per le iniziative sociali dei cattolici nel nuovo Patto per lo sviluppo regionale, chiamato “Umbria 2015”
AUTORE:
Pierluigi Grasselli