Catena di morte che va spezzata

Il tragico incidente di Campello sul Clitunno ha commosso tutta Italia. La Lorenzetti: 'Provvedi- menti straordinari per aiutare i lavoratori'

Il piccolo comune di Campello sul Clitunno, alle porte di Spoleto, è stato scosso dalla più grande tragedia degli ultimi anni, forse di sempre. Sabato 25 novembre è scoppiato l’oleificio ‘Umbria Olii’, provocando la morte di quattro operai. Maurizio Manili (43 anni, di Narni), Giuseppe Coletti (43 anni, di Amelia), Tullio Mottini (46 anni, di Massa Martana) e Vladimir Todhe (44 anni, albanese) sono morti dilaniati. Un’altro è miracolosamente scampato alle fiamme. Appartenevano ad una ditta del Ternano che stava eseguendo lavori di manutenzione nella famosa azienda di Campello. Solo dieci giorni fa erano stati inaugurati i nuovi uffici. Maurizio Manili, proprietario della ditta di manutenzione, lascia la moglie e un figlio di 16 anni. Sconvolto l’anziano padre: ‘Mio figlio non doveva morire così, aveva fatto tanto per portare avanti questa attività’. Una moglie e due figli piccoli lascia Vladimir Todhe. Giuseppe Coletti abitava nel centro di Amelia con sua moglie; era un uomo molto dedito al lavoro. Tullio Mottini era di Massa Martana, dove lascia nella disperazione la moglie e la figlia di 15 anni. A causare il disastro sembra sia stato un malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento di un silo, che ha fatto saltare in aria, per 50 metri, il serbatoio di olio. Ricadendo in terra ha mancato per pochissimi centimetri gli altri silos, evitando una catastrofe ancora più grande. Poi, scoppi a ripetizione e il tragico scenario che le Forze dell’ordine e i vigili del fuoco si sono trovati davanti. Due tecnici della fabbrica, spoletini, sono corsi sul posto per chiudere, dopo la deflagrazione, le condutture dell’olio e per pochi minuti non sono stati travolti dalla seconda esplosione. Per precauzione sono state fatte evacuare oltre 500 persone, per un raggio di mezzo chilometro dall’incidente. Nessun danno ambientale, né all’aria né al fiume Clitunno, come si presupponeva in un primo momento. La comunità di Campello, insieme al suo sindaco, Paolo Pacifici, è ancora scossa e incredula. I familiari delle vittime avvolti in un lacerante dolore. Il titolare dell’oleificio, Giorgio Del Papa, accusato, per atto dovuto, di omicidio colposo. I lavoratori della ‘Umbria Olii’ afflitti per la brutale fine dei quattro operai, consapevoli che poteva capitare anche a loro. Dalla strada, insieme a tante persone, hanno visto le fiamme divorare la ‘loro’ azienda, il loro ‘pane’. Ora li attende la cassa integrazione; un brutto colpo anche per l’economia locale. La notizia nel giro di pochi minuti è risuonata in tutta Italia. Messaggi di cordoglio alle vittime sono stati espressi dai massimi vertici dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidenti di Senato e Camera, esponenti del Governo), dalla presidente della Regione Umbria Lorenzetti, dall’arcivescovo di Spoleto Fontana, dai sindacati e dalle altre istituzioni. Napolitano, commentando le ennesime morti bianche, ha detto che ‘questa è una catena che deve essere spezzata attraverso un intervento congiunto delle forze sindacali, di governo e dell’opinione pubblica’. Il Presidente della Camera e il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, hanno portato personalmente la loro solidarietà ai familiari delle vittime, alla popolazione di Campello e alle istituzioni. ‘L’unica cosa razionale che si può dire in questo momento – ha detto Bertinotti – è che il Paese, le istituzioni e la politica non possono considerare questa strage quotidiana come un costo allo sviluppo. È inammissibile – ha continuato – che ogni giorno si verifichino tre o quattro morti sul lavoro’. La presidente della Regione, Maria Rita Lorenzetti, ha portato il dramma di Campello sul Clitunno a Palazzo Chigi, chiedendo lo stato di emergenza. ‘Nell’incontro con l’esecutivo – dice la governatrice – si è ragionato sui provvedimenti straordinari di accompagnamento da adottare per i lavoratori della fabbrica, dell’indotto e dell’azienda di manutenzione, senza tralasciare, ovviamente, la situazione ambientale per l’olio che si è riversato nel terreno’. Intanto il Comitato di difesa del fiume Clitunno chiede alla Regione che la raffineria venga spostata altrove, lontano dal centro abitato.

AUTORE: Francesco Carlini