Che cosa si intende per catecumenato? Era questo, all’inizio del VI secolo, il tenore della domanda che un funzionario ravennate, Senario, rivolgeva a Giovanni, diacono di Roma. Un interrogativo comprensibile in un’epoca in cui l’istituzione del catecumenato aveva imboccato la via del declino.
Negli ultimi decenni del secolo scorso, grazie al crescente interesse per i Padri della Chiesa, si è assistito a una riscoperta del catecumenato antico. Di fatto, nelle giovani Chiese prima e, dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, in Chiese sempre più numerose dell’Europa occidentale e del Nord America, ha trovato accoglienza la riproposta del catecumenato per la formazione di giovani e adulti in vista del battesimo.
In questi ultimi decenni, poi, spinti da una sempre più viva consapevolezza missionariaevangelizzatrice, per rispondere alla crescente diffusione della scristianizzazione e all’esigenza di un rinnovamento della fede e vita cristiana dei singoli e delle comunità, sono stati previsti itinerari di formazione per battezzati, qualificati talvolta come “catecumenali”. In questo modo al termine catecumenato è stata attribuita un’accezione ampia, con il rischio di impoverire lo stesso significato dell’istituzione catecumenale e di proporne applicazioni improprie.
Per questo, anche nel nostro tempo – non di declino ma di rinnovato interesse per il catecumenato – ritorna attuale l’interrogativo di Senario. Si avverte da più parti il bisogno dichiarire l’identità propria del catecumenato, i suoi tratti costitutivi e anche il suo valore.
In tale sede non è possibile offrire una trattazione approfondita della storia del catecumenato: ricorderemo soltanto gli elementi più rilevanti del cammino del quale la Chiesa si dotò per condurre la missione evangelizzatrice che il Risorto affidò agli apostoli nel giorno dell’Ascensione.
“Cristiani non si nasce, si diventa” (Apologia, 18,4). Con questa espressione lapidaria, verso l’anno 200, Tertulliano si faceva interprete di una consapevolezza che accompagnò la Chiesa nella sua attività missionario- evangelizzatrice fin dal suo nascere.
In coerenza con questo suo compito missionario, la Chiesa sviluppò progressivamente l’istituzione pastorale-liturgica del catecumenato per guidare efficacemente giovani e adulti a Cristo, formarli responsabilmente alla vita cristiana e inserirli pienamente nella comunità dei discepoli del Signore.
L’istituzione del catecumenato antico presenta diversificazioni, anche rilevanti, tra le Chiese, soprattutto con il trascorrere del tempo. Per meglio apprezzare l’originalità e varietà di questa antica istituzione, i primi sei secoli vengono ripartiti in quattro periodi.
Anzitutto gli inizi della Chiesa: dalla predicazione apostolica agli ultimi decenni del II secolo. In questo tempo la formazione degli adulti in vista del battesimo non conosce una veraorganizzazione istituzionalizzata, anche se sempre più chiaramente evidenzia i tratti fondamentali della futura disciplina catecumenale.
L’epoca successiva si estende dalla fine del II secolo ai primi decenni del IV. In questo periodo il catecumenato conosce, almeno nelle principali Chiese dell’area mediterranea (Roma, Cartagine, Alessandria, Antiochia) una seria organizzazione, caratterizzata da un’estesa e rigorosa formazione. La duratanormalmente di tre anni, e la serietà della preparazione dei nuovi credenti, autorizzano a considerare questo tempo come il periodo aureo del catecumenato.
Il tempo che seguì alla pace di Costantino coincide sostanzialmente con l’epoca dei grandi Concili: da quello di Nicea nel 325 a quello di Calcedonia del 451. In questo periodo si instaura un nuovo rapporto tra Stato e Chiesa; alla religione cristiana, inizialmente “tollerata”, viene successivamente accordata una condizione di privilegio. Nonostante le grandi diatribe teologiche e successive lacerazioni interne alla Chiesa, crescono in modo consistente le adesioni al cristianesimo. A sua volta la disciplina del catecumenato, accolta pressoché universalmente nelle Chiese di questo tempo, registra una sensibile evoluzione: da una parte, conosce un arricchimento liturgico, uno stretto legame con la Quaresima e la Pasqua e può vantare preziose catechesi pre-battesimali; dall’altra, tende a concentrare nel tempo quaresimale la formazione di coloro che intendono ricevere il battesimo.
Dalla metà circa del V secolo alla fine del VI secolo si assiste a un progressivo declino del catecumenato, fino alla sua scomparsa.
Ripercorrere la storia dell’istituzione catecumenale permette di individuare alcune scelte pastorali connesse con il processo d’iniziazione cristiana dei primi secoli. Le elenchiamo qui di seguito: grande slancio missionario, priorità dell’evangelizzazione, flessibilità e adattamento dei cammini, formazione alla vita cristiana nella sua integralità, esperienza pastorale-formativa globale, costante riferimento alla sacra Scrittura, catechesi e liturgia vitalmente unite, accompagnamento della comunità ecclesiale, singolare ministero del padrino e della madrina, primato di Dio. Da ultimo può essere opportuno dare voce a una perplessità che talvolta serpeggia in taluni operatori pastorali: è corretto riproporre per il nostro tempo un modello di formazione dei nuovi credenti così lontano nel tempo, qual è il catecumenato antico? Le scelte della Chiesa nel Concilio e nel post-Concilio hanno superato questa esitazione. La prassi, poi, di molte Chiese testimonia la validità e attualità di questo antico modello di formazione dei catecumeni.
La speranza è che, alla luce della seria esperienza catecumenale antica, si possano non solo elaborare, in fedeltà al nostro tempo, efficaci itinerari catecumenali, ma anche ritrovare orientamenti e nuovo slancio per continuare l’aggiornamento del servizio pastorale nelle nostre comunità ecclesiali.