di Pier Giorgio Lignani
Non saremo certo noi, con la storia che ha questo giornale, a criticare una scelta di accoglienza come quella che ha fatto il Governo, di concedere la cittadinanza italiana – con procedura eccezionale – al piccolo Alfie. Però, senza nulla togliere al valore morale del gesto, dal punto di vista tecnico-legale si tratta di un atto solo simbolico, senza effetti pratici. E più precisamente non ha influenza giuridica sui provvedimenti che su quel caso le autorità britanniche avevano già preso e quelli che avrebbero potuto o voluto prendere in seguito. L’atto con il quale uno Stato qualifica una persona come suo cittadino riguarda, di per sé, solo i rapporti fra quello Stato e quella persona, cioè i diritti e i doveri che quella persona ha verso quello Stato. Gli altri Stati non ne sono coinvolti se non indirettamente e in senso molto relativo: chi va all’estero deve rispettare pienamente le leggi del Paese in cui si trova, ma in certe evenienze può invocare l’assistenza e la protezione del Paese di cui è cittadino, se fra i due Stati ci sono accordi in questo senso. Però chi ha la doppia cittadinanza, per esempio quella italiana e anche quella britannica, se si trova in Gran Bretagna le autorità locali lo considerano un cittadino britannico (come in effetti è), e il passaporto italiano non gli serve a nulla. Quindi, per il piccolo Alfie, aver ricevuto la cittadinanza italiana non ha cambiato nulla dal punto di vista legale: le autorità locali non erano obbligate a prendere in considerazione le eventuali richieste che fossero pervenute da parte del Governo italiano. Nella vicenda però quello che sconcerta è il fatto che le autorità inglesi non tengano conto della volontà dei genitori stessi. Questo è il punto davvero problematico.
Da un altro punto di vista, la scelta del Governo italiano apre uno scenario imprevedibile: è un precedente molto impegnativo. D’ora in poi, come si potranno chiudere le porte ai tanti derelitti che chiedono rifugio in Italia?
Lasciamo stare la cittadinanza, ma un po’ di ospitalità non si potrà rifiutare a nessuno.