CARO PRANDELLI…

Sulla finale degli europei Italia - Spagna

Avevi tutto per poter diventare il miglior Commissario tecnico di sempre. Avevi una squadra svogliata con poche stelle e figlia dei problemi e delle contraddizioni di una federazione allo sbando che pretende i risultati ma che si piega alle esigenze dei club. Hai dovuto districarti tra le insidie di un calcio italiano alla deriva, corrotto nei valori e stanco di se stesso. Avevi un gruppo di ragazzi demotivati e desiderosi di sudare al sole di qualche isola del Mediterraneo più che sul campo di allenamento di Coverciano.

Piano piano però il tuo carisma è emerso come ha fatto tante volte nelle vicende anche dolorose della tua vita. Hai raccolto le forze e, come nelle migliori tradizioni italiche, dalle macerie hai plasmato una squadra vera. Le hai insegnato umiltà e rispetto per gli avversari, hai creato un gruppo unito dove nessuno si sentisse in grado di risparmiarsi. Hai gestito tante difficoltà personali di qualcuno e i capricci giovanili di altri. Hai cambiato gioco in base agli avversari risultando sul lungo la migliore squadra del torneo. Lentamente hai ridato entusiasmo anche ad un popolo provato dalla crisi e dal rigore economico. Era tutto perfetto, era tutto pronto, la solita rivincita all’italiana stava per concretizzarsi.

Prima della finale però qualcosa si è rotto, nessuno si sarebbe aspettato che l’umiltà vincente si trasformasse nella presunzione perdente. Nessuno si aspettava che avessi maturato l’idea di essere davvero più forte in assoluto della Spagna. Eppure li avevi incontrati e sapevi in che modo fermarli. Dovevi cambiare gioco, magari dire a qualcuno che doveva accomodarsi in panchina, i ragazzi avrebbero capito, forse altri in tribuna meno. Eppure per strada avevi trovato 2 terzini veri, eppure avevi visto Marchisio spento, eppure sapevi che eravamo in condizione atletica precaria.

Perché mettere Chiellini in pessime condizioni largo a sinistra a contrastare i veloci attaccanti spagnoli? Perché escludere Balzaretti? Perché sprecare il terzo cambio al decimo del secondo tempo togliendo l’ancora brillante Montolivo per inserire il peggiore della rosa? Perché non è stato utilizzato Nocerino, uno dei migliori centrocampisti del campionato?

Dopo l’inevitabile sconfitta, sentendoti commentare aggrappato alla condizione fisica come motivazione unica della disfatta, mentre gli spagnoli alzavano la coppa tra coriandoli e il delirio dei tifosi , ho capito che a tutte queste domande nessuno darà risposta e che forse la strada nuova intrapresa è sfumata in una calda serata d’estate.

Ho letto in un romanzo che “Chi perde la strada deve resistere alla tentazione di tornare indietro, perché solo andando avanti troverà il sentiero che lo riporterà sulla strada perduta”.

Speriamo, caro mister, che questa esperienza non rimanga solo una bella parentesi di calcio vero e gli errori, almeno per una volta, siano la base per il futuro, nello sport, nella società, nell’anima di ognuno.

AUTORE: Andrea Franceschini