Caro lettore

l’editoriale

Siamo vicini al Natale e andiamo verso la fine dell’anno. Tempo di bilanci e proposte. La Voce chiede un attimo di attenzione. Parliamo sempre di tutto, rischiando di dimenticare noi stessi: chi siamo, che cosa stiamo facendo, perché. Per molti di noi lavorare al settimanale è un sacrificio e tuttavia questo sacrificio lo facciamo e prima di noi altri lo hanno fatto volentieri e con entusiasmo da molti anni. Ufficialmente La Voce è nata nel 1953 ed ha avuto una nuova nascita nel 1984. Nel solco degli anni la storia dell’Umbria, religiosa e laica, è stata raccontata da un numero amplissimo di persone (l’elenco sarebbe impossibile). Si può dire che è stata ed è un’opera collettiva o se si vuole comunitaria, frutto e segno di comunione ecclelsiale e civile insieme. Nel corso degli anni hanno scritto giornalisti, responsabili diocesani, corrispondenti locali, lettori, preti, vescovi, intellettuali, gente semplice. La Voce si è fatta sentire, ha informato, ha preso posizione, ha sostenuto le ragioni della fede e della Chiesa, ha formato, o comunque si è sforzata di formare mentalità, opinione pubblica, coscienze secondo l’ispirazione cristiana. È entrata in delicati dibattiti di politica quando erano in gioco valori preziosi quali la vita, la famiglia, la solidarietà, la giustizia sociale, la libertà religiosa. Ha raccontato le vicende dei martiri della fede, don Santoro, i sette trappisti di Tibhirine, mons. Padovese, i cristiani perseguitati in Iraq. Ha seguito il Papa nei suoi insegnamenti e nei suoi viaggi. Non c’è una copia de La Voce che non riporti un intervento specifico di un vescovo, oltre alle attività dei pastori delle singole diocesi. E soprattutto, La Voce, ha raccontato la terra e la gente che vi abita, mettendo in evidenza l’identità religiosa, spesso sfumata, rifiutata, manomessa o negata, di questa regione, riconosciuta nel mondo tra le più ricche di arte e di quella santità che ne è la sorgente. Da secoli e tuttora i pellegrini che vengono in Umbria sono attratti da Francesco, Chiara e Rita e tanti altri come loro, che hanno ispirato i Giotto, Lorenzetti, Pintoricchio, Perugino… Insomma La Voce non si è spenta né attenuata nei tornanti tortuosi della storia dal seconda metà del secolo scorso fino ad oggi, conservando la propria anima e tenendo accesa la lampada della sua identità. Ma ora bisogna pensare al futuro. Il cardinale Bagnasco ha detto di recente che non ci si deve accontentare di galleggiare. Nel panorama di confusione di idee e di relativismo conclamato, La Voce acquista un senso nuovo e pregnante, se avrà l’aiuto di tutti. Pensando al futuro bisogna considerare la grande diffusione della comunicazione digitale tramite dei sistemi informatici. La Voce è già in linea in questo settore con un suo sito. Siamo in un momento di rinnovamento di tutto il settore della comunicazione. Non possiamo tirarci indietro. Cerchiamo di ottenere maggiore risonanza ed efficacia, senza presumere di diventare dei tamburi che svegliano la foresta addormentata, quanto di realizzare il sogno di sempre: entrare nelle case, nel numero più ampio possibile di case della nostra gente. Per questo non bastano risorse e innovazioni, pure necessarie, ma impegno convinto dei laici, quelli in particolare che hanno vivo il desiderio di riflettere e prepararsi per essere in grado di fare una testimonianza credibile e informata della propria fede. Su La Voce, come in una piazza, ci si può incontrare e confrontare, si può apprendere gli uni dagli altri e dialogare anche con chi la pensa diversamente. Il dialogo, almeno dall’84, è lo stile che ci distingue.

AUTORE: La Voce