Si conclude il 18 settembre a Oleggio (Novara) il 6° Convegno nazionale dei direttori e collaboratori degli Uffici e Centri missionari diocesani, incentrato sul tema “Nelle nostre lingue dicono le grandi opere di Dio (At 2,11): 40 anni di pastorale missionaria nelle Chiese locali”. Ne abbiamo parlato con don Gianni Cesena, direttore generale della Fondazione Missio, organismo specifico costituito dalla Cei nel 2005. Qual è lo “stato di salute” dei Centri missionari diocesani? “Nelle nostre diocesi ci sono Centri missionari di grande esperienza e di notevole rilievo, sia perché appartengono a diocesi grandi, sia perché possono contare su esperienze missionarie di lunga tradizione. Nelle diocesi medio-piccole, in genere i Centri missionari si impegnano molto perché la missionarietà è molto sviluppata e costituisce una buona spinta… Non possiamo però nasconderci che in altre diocesi il Centro missionario esiste solo di fatto, ma non ci sono missionari fidei donum e le attività vengono concentrate attorno alla Giornata missionaria. La mappa dei Centri missionari è dunque molto differenziata, e ciò dipende da molti fattori non solo legati alla struttura per così dire organizzativa del Centro missionario, ma anche alla grande differenziazione di esperienze missionarie che esiste sul territorio. Per questo è necessario fare dei passi avanti, e questo convegno vuole costituirne uno in tale direzione”. Il Papa, nel messaggio per la Giornata missionaria, definisce la “missio ad gentes” una priorità per i piani pastorali. “Nel messaggio per la Giornata di quest’anno, il Papa va proprio al cuore della missione, quando afferma con forza che, prima di tutte le vocazioni, una Chiesa se non è missionaria non è tale, inserendosi così nel solco dei suoi predecessori. Missione, dunque, come tema fondamentale, come stile di vita che alcuni devono vivere, perché tutti ce l’abbiano. Ecco perché oggi è urgente uno spirito missionario a tutto campo, non solo per alcuni specialisti della missione”. Quanto è importante la presenza dei laici nella missione? “In un tempo come il nostro, in cui le vocazioni missionarie sono in crisi, l’esercito dei 15 mila laici che, a vario titolo, prestano il loro servizio sul versante missionario è indubbiamente una risorsa da valorizzare sempre di più in futuro. Tutto ciò, tenendo presente che la missione per i laici non è più oggi una missione eroica o totalizzante, nel senso che duri necessariamente tutta una vita, ma è legata ad alcuni periodi della propria esistenza, come singoli o come famiglia. Una scelta come questa, però, in genere influenza in maniera determinante il proprio modo di vivere in famiglia, di educare i propri figli, di assumere responsabilità politiche… In Italia, a volte, siamo ancora un po’ ammalati di clericalismo: una delle sfide da raccogliere per il mondo missionario è quella di dare ai laici un ruolo particolare, e far sì che questo ruolo venga riconosciuto”. È imminente il Sinodo dell’Africa: quali stimoli porterà alle nostre comunità? “È importante che le Chiese d’Africa si accorgano sempre di più che devono essere loro stesse a costruire il loro futuro, a diventare protagoniste della loro vita individuando una «via africana» del Vangelo. L’Africa ha bisogno di riconciliazione, in un momento in cui, per fattori interni ed esterni, viene minacciata la sua indipendenza economica e politica, mentre la crisi finanziaria colpisce in particolare questo continente. Questa riconciliazione non avverrà se non ci sentiremo tutti coinvolti nel realizzarla: solo così, in uno sforzo comune nel segno del rinnovamento e della speranza, la riconciliazione sarà un bene non solo per l’Africa, ma per il mondo intero”. Il tema dell’ottobre missionario“Il tema dell’ottobre missionario di quest’anno – ricorda don Cesena – è ‘Vangelo senza confini’. Un’occasione per richiamare l’attenzione sul fatto che, anche se la globalizzazione porta da noi molti migranti, non è finito il tempo della missione. Sia perché molti popoli hanno bisogno della cooperazione tra le Chiese, sia perché le nostre comunità vengono rinnovate dalle esperienze di fede portate qui dalle nostre Chiese sorelle. Di qui la necessità, da una parte, di ravvivare il tema missionario nelle nostre comunità, partendo dalla consapevolezza che c’è una mentalità comune da promuovere in tutta la realtà pastorale. Dall’altra, occorre ribadire tutta la vastità della portata dell’annuncio: anche se ‘cambiano i colori’ della missione, e ormai tutti i Paesi da cui provengono i nostri immigrati inviano missionari anche da noi, il dovere di evangelizzare resta una delle urgenze più profonde per il nostro tempo”.
Buona novella senza confini
Il nuovo volto dell’annuncio come emerge dal 6° Convegno dei Centri missionari diocesani
AUTORE:
M. Nicolais