Rischia la banalità e la ripetizione quasi automatica, e perciò insignificante, l’augurio del “buon anno”, come tantissimi “buon giorno”, come tanti saluti. Ci salva a volte il sentimento sincero, carico di affetto e amicizia. In verità cosa vogliamo augurarci? Che tutto vada bene, “senza problemi”? Ma è forse in nostro potere? Ed è questo il massimo della vita? “E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?” (Mt 6,27). Chi fa la differenza è proprio Dio, in quanto Onnipotente e in quanto Amore. Il Padre ci ha donato tutto in Gesù e nello Spirito ci ha fatto figli suoi, a immagine e somiglianza del Figlio prediletto, unigenito e primogenito. È qui la posta in gioco decisiva dell’intera esistenza umana: o la nostra libera, gioiosa e grata accoglienza o il nostro assurdo rifiuto di Gesù. “Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio (Gv 1,11-12). Gesù è qui “per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione… affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 34-35). Se siamo con Gesù, camminiamo nella luce; se no, rimaniamo nelle tenebre. Cambia proprio tutto. “Buon anno” significa camminare nella luce di Gesù! Qualcuno ha detto: “Non possiamo cambiare le cose se non in minima parte, ma possiamo cambiare il modo di intenderle e di affrontarle”. “Buon anno” in questo senso significa: “Ti auguro di valorizzare ogni situazione gioiosa e dolorosa nella luce dell’Amore onnipotente e onnisciente che l’ha pensata e predisposta per il bene tuo e degli altri”. Ricordando quell’affermazione dei Promessi sposi che recita: “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne una più grande”. Occorrono fede, umiltà, pazienza, coraggio, fiducia, perseveranza… Occorre cercare – dice Papa Benedetto – la firma di Dio nella creazione e negli avvenimenti, farsi guidare dalla stella luminosa della Parola di Dio che “ci dice che cosa è l’uomo e come può realizzarsi pienamente, la verità che è la via da percorrere quotidianamente, insieme agli altri, se vogliamo costruire la nostra esistenza sulla roccia e non sulla sabbia” (omelia nella solennità dell’Epifania). Con la luce della Parola possiamo riconoscere, nelle trame spesso oscure del quotidiano, le tracce di un Disegno divino che umilmente, giorno per giorno, dovremmo leggere, interpretare, attuare. Anche non capendo e soffrendo, perché rimaniamo pur sempre nel mistero che è più grande di noi. Ricordando il principio fondamentale dell’Incarnazione, ossia che “la carne è il cardine della salvezza” (Tertulliano). L’Incarnazione infatti ci invita “a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne”. San Leone Magno esclama: “Il Figlio di Dio… si è congiunto a noi e ha congiunto noi a sé in modo tale che l’abbassamento di Dio fino alla condizione umana divenisse un innalzamento dell’uomo fino alle altezze di Dio” (citato da Papa Benedetto nella catechesi di mercoledì 5 gennaio 2011). Vive un “buon anno” chi segue concretamente e quotidianamente le orme di Gesù, lo incarna nella sua vita, entra nel suo stile di vita, nella sua umiltà, nella sua obbedienza fino alla morte di croce, nella sua carità. Allora anche la mia carne e il mio tempo entrano nell’eterno amore e sono realmente figlio di Dio, fratello di Gesù e di ogni uomo. Dio chiede di entrare nella mia storia perché io possa entrare nel Suo amore.
Buon anno
AUTORE:
Domenico Cancian fam