Bocci: “In Regione politica rigorosa, ma con ottimismo”

Intervista all'assessore regionale all'agricoltura che parla dei conti dell'ente umbro

Ottimismo pur nella consapevolezza che in Umbria bisogna attuare ancora una politica di rigori, cercando di coniugare la riduzione della spesa con il mantenimento della qualità. L’assessore regionale Gianpiero Bocci interviene sulla delicata questione dei conti della Regione dell’Umbria, sollevata nei giorni scorsi dal consigliere del Ccd-Cdu, Enrico Sebastiani (vedi La Voce n’5). “Sanità, trasporti e sociale sono servizi che costano molto – spiega Bocci – e la nostra regione è sempre stata su ottimi livelli qualitativi, ma ora, a causa dei sempre minori trasferimenti da parte dello Stato, dobbiamo fare i conti con quello che il territorio riesce a dare”. Un processo, quello di contenimento della spesa senza bruschi tagli ai servizi, iniziato già nella precedente legislatura regionale, afferma sempre l’amministratore umbro, con bilanci che hanno cercato di non arrestare le politiche di sviluppo ma allo stesso tempo tenere d’occhio i conti. Dunque, nessun problema di conti regionali? “Diciamo che non ci sono buchi che spaventano la salute della Regione – sostiene Bocci – anche se c’è però la necessità di fare i conti con un bilancio che è sempre più difficile. Difficoltà che sono poi quelle di tutto il Paese, dove l’Umbria non sta peggio ma di sicuro meglio di altri. E’ chiaro che anche noi siamo costretti a fare una riflessione su quali politiche, quale rigore e quali necessità privilegiare”. In questi giorni l’assessore alle Risorse finanziarie, Vincenzo Riommi, ha confermato le previsioni di un Pil regionale in crescita del 3,5 per cento. Può bastare questo per ridare un po’ di ossigeno alla Regione? “Quello del Prodotto interno lordo è un dato che conferma la buona salute della Regione e che aiuta la politica lanciata dalla Giunta con il Dap, la finanziaria regionale che contiene le scelte amministrative. La nostra è una delle pochissime, se non l’unica regione, che sulla manovra dei tributi e delle tasse, e sulle scelte che toccano le tasche dei cittadini, in questi anni non ha mai applicato quella discrezionalità che lo Stato ha dato alle regioni. Discrezionalità che la maggior parte delle regioni, a cominciare da quelle del Polo, hanno applicato. Noi abbiamo sempre cercato di tagliare le spese, prima di tutto. Questo è un dato di fatto. Mentre altre regioni hanno pensato che era preferibile applicare tasse. Certo non tutto è stato ancora fatto. Ci sono spese che possono essere riviste. Ci sono uscite che possono essere ricondotte su binari più produttivi, quindi bisogna riqualificare la spesa pubblica”. Ci sono margini di manovra, in questo senso, nel lungo elenco di agenzie, consorzi, commissioni e istituti soggetti all’amministrazione regionale? “Stiamo facendo un monitoraggio sulle varie presenze della Regione in questi organismi. Bisogna però stare attenti, perchè c’è una moda di buttare via tutto e non bisogna mettere in questo sacco anche cose utili e importanti. E’ un lavoro che va fatto con particolare attenzione. Ci sono organismi e strumenti superati e non più necessari rispetto al quadro regionale. Qualcuno forse è stato sempre inutile e su alcuni di questi abbiamo già preso provvedimenti. Decine di organismi sono già stati tagliati. Nell’ultima Giunta regionale abbiamo tagliato anche il Sedes dal quadro regionale. Sebastiani non scopre niente. Semmai ricorda qualcosa che la Giunta sta già facendo. Certo, non possiamo tollerare che si parli sempre in maniera generica e non si dica mai quale organismo debba essere tagliato. Noi abbiamo attivato un gruppo di lavoro che tiene sotto osservazione questo settore e credo che nelle prossime settimane continuerà il lavoro di togliere cose non più necessarie per la politica che vogliamo portare avanti, cercando di non tagliare in maniera indiscriminata ma individuando solo ciò che merita la razionalizzazione”. Domenica tocca al referendum costituzionale su federalismo. Avete già riflettuto sul nuovo modello di Regione che potrà nascere con le riforme annunciate dai due schieramenti politici nazionali? “Se il federalismo sarà quello proposto dalla riforma che si vota con il referendum, credo che l’Umbria possa giocare un ruolo di primo piano e da protagonista. Alcuni processi vanno accelerati, alcune sacche di conservazione vanno rimosse, va sollecitata la partecipazione della società civile nel suo insieme. Con questo federalismo solidale, che tiene conto dell’insieme dell’Italia e delle varie differenze fra Nord e Sud, allora l’Umbria può avere un ruolo importante. Se, invece, ci sarà un federalismo alla Bossi, non sarà facile per il Paese pensare a un modello che assicura a tutti possibilità di andare verso quella velocità che magari alcune regioni del Nord possono garantirsi. Un federalismo esasperato ed egoista che non tiene conto delle ragioni degli altri, ma solo delle proprie. Questo porterà a una forte tensione nel Paese e anche l’Umbria, con un modello di questo tipo, rischia di pagare delle debolezze che ancora ci sono rispetto a infrastrutture, servizi e nuove tecnologie”.

AUTORE: Daniele Morini