Martedì scorso, 19 febbraio, il Consiglio regionale approva (16 sì del centrosinistra e 9 no del centrodestra) la relazione annuale della Giunta sullo stato di attuazione del programma di governo. ‘La riflessione sul Patto per lo sviluppo, da me chiesta, ha riconfermato le scelte strategiche’, precisa la presidente Maria Rita Lorenzetti. La Governatrice annuncia che, ‘quasi certamente’ – prima dell’estate – saranno pronti i provvedimenti su trasporto pubblico ed agenzie; poi toccherà al piano sanitario e al piano sociale. L’idea di un Tavolo per lo sviluppo dell’Umbria, con strumenti decisi dalla Regione e dalle parti sociali, è ormai condivisa. Eppure il Patto per lo sviluppo, documento sugli interventi strategici, resta – di fatto – ancora un ibrido tra una relazione sulla situazione economica e sociale dell’Umbria ed un progetto di sviluppo fatto soprattutto di desiderata. È lecito sostenere che l’economia umbra cresce, pur di poco. Ma si tratta di quantità, non di qualità: ad esempio, le aziende della regione replicano ciò che già sanno fare, ma non puntano su nuovi mercati e poco innovano, mentre altre regioni italiane avanzano a ritmi di gran lunga più robusti dell’Umbria. I sindacati: il Patto va applicato! Il Patto è denso di dati e preziosi ‘suggerimenti’. Il problema è: perché, nonostante il Patto, l’Umbria non cammina ‘ almeno – a passo spedito? La Voce interroga qui i sindacati, le piccole e medie imprese e i commercianti. Di recente Cgil, Cisl e Uil hanno stilato un documento ‘per il rilancio e l’attuazione della seconda fase del Patto per lo sviluppo dell’Umbria’, datata dicembre 2006). Invocano ‘una spinta decisa alla concretizzazione del Patto’. Altrimenti detto: occorre ‘scaricare a terra’ il portato del Patto, come un’auto fa con la potenza del suo motore. ‘Stentiamo ad applicarlo – afferma il segretario regionale della Cisl, Pierluigi Bruschi – per l’opposizione dei localismi, pur a fronte di un buon lavoro svolto dalla sfera pubblica’. Poi Bruschi aggiunge: ‘Specie ai Comuni di Perugia e Terni, chiediamo di essere coerenti col Patto e, quindi, di non aumentare tasse e tariffe; alla Regione, di rendere subito operativo il Fondo sulla non autosufficienza e valorizzare il rapporto fra università e aziende; agli imprenditori, di aprire una nuova fase di forte contrattazione per migliorare la produttività e per aumentare i salari’. Confapi: ‘C’è chi che spara sul Patto per interessi di bottega’ Il presidente della Confapi, Gabriele Chiocci, afferma: ‘Alla presidente Lorenzetti abbiamo detto più volte di controllare, a scadenze precise, se il Patto centra – o meno – i suoi obiettivi strategici. Le nostre imprese chiedono fermezza alle istituzioni regionali, altrimenti è preferibile ritornare alla singole consultazioni. Poi sarà la stessa presidente a decidere il meglio per l’Umbria’. ‘In realtà – continua Chiocci – il Patto è incompreso. A volte, anche chi vi partecipa ‘spara’ su di esso, per piccoli interessi di bottega, ma all’intera regione occorre che il Patto funzioni, bene e presto. Poi il presidente di Confapi lancia una proposta: ‘Serve la semplificazione amministrativa? Bene. La proposta del centrodestra è valida e buona parte del centrosinistra potrebbe votarla. La facciano insieme’. Intanto la Confcommercio dell’Umbria si schiera con Maria Rita Lorenzetti: ‘Se la presidente forzerà le resistenze che hanno frenato l’attuazione del Patto, Confcommercio non si tirerà indietro’, dichiara il presidente regionale, Antonio Giorgetti. Che aggiunge: ‘Tornare alla concertazione bilaterale significherebbe perdere di vista, ognuno a favore della propria lobby, la complessità delle posizioni e delle richieste che emergono dalla società regionale’. Dubbi, idee, paure e scelte da fare. Intanto il Patto zoppica. La politica, a volte, sembra bloccata. Ed è complicato, anche per la presidente Lorenzetti, confrontarsi con una coalizione di maggioranza che ospita partiti con idee di sviluppo dell’Umbria troppo diverse.
Bicchiere mezzo pieno?
La Regione riconferma le linee strategiche del 'Patto per lo sviluppo'. Eppure, perché sembra non funzionare? La risposta e le proposte dei sindacati e degli imprenditori
AUTORE:
Paolo Giovannelli