Benedizione conclusiva

Il saluto dell’arcidiocesi a mons. Chiaretti

Sabato 12 settembre, festa della Madonna delle Grazie, l’arcidiocesi di Perugia – Città della Pieve saluta l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti che lascia il governo della diocesi per raggiunti limiti di età. Mons. Chiaretti celebrerà la messa nella cattedrale di San Lorenzo. Sono stati invitati i fedeli, ed in particolare gli operatori pastorali, il clero ed i religiosi, ma è prevista anche la presenza delle autorità. Per l’occasione sono state organizzate iniziative culturali che si svolgeranno nelle due giornate del 14 e 19 settembre. Lunedì 14 alle ore 9 si avrà la riapertura al pubblico della chiesa di San Matteo degli Armeni dopo i lunghi lavori di restauro. La messa sarà celebrata da mons. Chiaretti e allietata dai canti gregoriani dell’associazione “Musica in canto”. Nell’occasione verranno esposte due opere, oggi conservate presso il Museo del Capitolo di Perugia: il cosiddetto Manoscritto 22, in lingua armena balorkir, risalente al XIII secolo, che contiene parti delle Lettere di san Paolo, proveniente con ogni probabilità dal convento dei Basiliani armeni presso San Matteo; e un pastorale o tau episcopale del XVII sec. in avorio, con una ricca decorazione ad intaglio lungo l’asta e l’impugnatura, utilizzato nel rito orientale. Si differenzia da quello usato per il rito latino per la doppia voluta con cui termina il bastone.Sempre lunedì 14, alle ore 11, è prevista una visita agli scavi sotto la cattedrale e (su invito) al muro etrusco. Alle 17 presso la sala del Dottorato sarà presentata la donazione dello scultore Artemio Giovagnoni. Alle 18 alla sala dei Notari, Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e già ministro della Cultura, illustrerà il crocifisso bronzeo d’arte toscana della seconda metà del Quattrocento, recente acquisizione del museo della cattedrale.Sabato 19 settembre, alla sala del Dottorato nel chiostro della cattedrale verrà inaugurata la mostra “All’ombra di sant’Ercolano. Legni scolpiti e dipinti della diocesi di Perugia – Città della Pieve”. L’esposizione raccoglierà alcuni oggetti, parte inediti, provenienti dalle chiese della diocesi e da privati appartenenti ad un periodo tra il XIII sec. e gli inizi del ’500. Una mostra che darà l’opportunità di raccontare e chiarire alcuni aspetti legati alla devozione e alla religione popolare nel nostro territorio. Tra le opere anche la Madonna con Bambino di Castiglion Fosco del XIII sec., rubato anni fa e recuperata di recente presso un collezionista privato. La mostra sarà curata dal prof. Corrado Fratini.Manuela AcitoSan Matteo degli ArmeniIl complesso di San Matteo degli Armeni, situato nei pressi di porta Sant’Angelo nelle vicinanze del centro storico di Perugia, è costituito dalla chiesa (di proprietà del Capitolo della cattedrale di Perugia) e dal convento (di proprietà del Comune) di recente anch’esso oggetto di restauro. Venne costruito dai monaci armeni quando questi vennero ad abitare nell’area di San Matteo, probabilmente verso la metà del XIII sec. a seguito delle persecuzioni dei saraceni che li costrinsero a fuggire dai loro luoghi di origine in Oriente. La chiesa fu consacrata nel 1273 ed è facile credere che a quell’epoca anche gli affreschi alle pareti fossero conclusi. I monaci vi rimasero fino alla fine del 1500. Nei primi anni del XVI sec. il monastero doveva essere quasi deserto, se fu scelto in varie occasioni quale sepolcreto degli appestati. Nel 1617 sembra che già da qualche anno ne fosse diventato proprietario il canonico Giovan Paolo Sozi, rettore del seminario di Perugia. Alla sua morte, nel 1627, il complesso andò in eredità al Capitolo che lo passò in enfiteusi alla nobile famiglia dei conti Oddi. La chiesa venne da quest’ultimi restaurata, ma l’interno venne in parte imbiancato, a danno di parte degli affreschi che risultarono obliterati. Nel 1820, a seguito di contrasti tra gli Oddi e il Capitolo, il complesso tornò in possesso della cattedrale. I canonici apportarono qualche miglioria, ma con gli anni il complesso fu abbandonato al suo declino. Si deve così giungere ai giorni nostri, con i recenti restauri, compiuti in gran parte con i fondi del terremoto, per ridare vigore alla chiesina e al convento.

AUTORE: (M. A.)