“Affidiamo all’intercessione di questo giusto innocente tutti i sacerdoti e coloro che spendono la propria vita per la pace, la giustizia e la difesa dei piccoli”. È la preghiera che il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha scritto nel registro posto sulla tomba di don Giuseppe Diana, ucciso a trentasei anni, il 19 marzo 1994, festa di san Giuseppe, nella sacrestia della sua chiesa in Casal di Principe, Diocesi di Aversa. Il motivo del suo martirio è stato quello di essersi rifiutato di celebrare in chiesa il funerale di un pregiudicato che, per disposizione prefettizia, si doveva tenere nel locale cimitero. Bassetti si è recato in questa località della Campania il 7 marzo, rientrando dal viaggio in Calabria, nella diocesi di Cassano all’Ionio.
Accolto dal vicario generale e parroco di Casal di Principe, don Francesco Picone, e dal responsabile diocesano per i problemi sociali, Salvatore Cuoci, il cardinale ha fatto visita ad alcune delle tante “periferie” del nostro Paese dove le carenze dello Stato vengono colmate dall’antistato criminale che dà “lavoro” a tante persone. Basti pensare che Casal di Principe conta 22mila abitanti di cui più di mille, nell’ultimo ventennio, sono stati denunciati per associazione a delinquere di stampo mafioso. Tante persone sono state ingaggiate dalle organizzazioni criminali soprattutto nel periodo in cui in Campania giungevano dal Centro e dal Nord Italia tonnellate di rifiuti (anche tossici), che finivano in discariche abusive create nelle grandi buche scavate per la costruzione di un’importante arteria stradale che attraversa una ventina di comuni delle province di Napoli e Caserta, zona oggi conosciuta come la “terra dei fuochi”. È così denominata perché, dopo il sequestro di un centinaio di discariche abusive che si estendono per decine di ettari di terreni sottratti alle coltivazioni (venivano presi in affitto dalle organizzazioni criminali), la gente del posto, nottetempo andava a buttarci i “rifiuti domestici” (tanto sono aree di discarica) per poi bruciarli, non curante che a meno di un metro sottoterra si trovano ancora rifiuti gravemente inquinanti e molto pericolosi per la salute.
Dopo la morte di don Giuseppe Diana, un sacerdote che si batteva per la legalità, lo Stato è intervenuto ponendo fine alle discariche a cielo aperto, quindi anche al “lavoro” creato dalle organizzazioni criminali, ma senza procurare un’alternativa occupazionale legale e dignitosa. Questo ha aumentato ancor più la già esistente frattura tra lo Stato e le comunità locali, ancora una volta abbandonate a se stesse al punto da dire: “si stava meglio quando si stava peggio”. Dei tentativi di creare oneste opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani, giungono dalle cooperative sociali aderenti anche al “Progetto Policoro” della Cei, alle quali vengono affidati i beni confiscati alle organizzazioni mafiose.
Il cardinale Bassetti è stato ospitato a pranzo in un immobile confiscato ed adibito a struttura recettiva da una cooperativa promossa dalla Caritas di Aversa, che ha avviato un rapporto di collaborazione anche con la Caritas diocesana di Gubbio. La terra umbra è in qualche modo legata a quella di Casal di Principe, soprattutto alla barbara morte del suo indimenticabile parroco, perché ha ospitato in una struttura protetta l’unico testimone oculare di questo assassinio e nel Carcere di Spoleto è stato condotto il complice-autista del killer di don Giuseppe Diana.