San Lorenzo è un santo della Chiesa di Roma, ma a lui sono dedicate moltissime chiese in tutto il mondo. La sua tragica vicenda, fu bruciato vivo, ha scosso la coscienza e il cuore di intere generazioni fino ad oggi. A Perugia, nella splendida cattedrale a lui dedicata è stato al centro della preghiera e della riflessione sabato 10 agosto scorso.
“Ma che cosa può significare e quale messaggio può inviare ad una comunità quale la nostra, percorsa da idee e prospettive lontane dalla tradizione cristiana dei secoli scorsi? A noi che siamo qui raccolti e ai fedeli della nostra Chiesa perugina?” Questo si è chiesto mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia Città della Pieve, vestito con i solenni paramenti liturgici conservati nella ricca collezione museale dei canonici del duomo.
Bassetti aveva davanti a sé l’assessore Ilio Liberati in rappresentanza del Sindaco, il nuovo Prefetto Antonio Reppucci, il nuovo rettore della Stranieri Giovanni Paciullo, i diaconi che in San Lorenzo riconoscono un modello, i preti cittadini e una notevole rappresentanza di giovani preti stranieri provenienti dai cinque continenti e soprattutto una grandissima folla di fedeli. A costoro e non ad altri, ha precisato Bassetti, intendeva rivolgersi e chiedere ad ognuno di confrontarsi con l’esempio del martire.
Non ha fatto polemiche con chi si trova fuori della comunità ecclesiale, con chi ha opinioni o fedi diverse, niente lamentele o rampogne. “Noi che tipo di cristiani siamo – ha detto -, in quale tipo di Chiesa viviamo. Forse assomigliamo alla Chiesa di Laodicea descritta dall’Apocalisse (Ap. 3,14 s.)?”
Questa Chiesa si sentiva ricca e forte e si compiaceva di se stessa, mentre avrebbe dovuto riconoscere di essere cieca, misera e nuda, e per questo doveva sentire il bisogno di recuperare la vista per non cadere nell’inganno dell’illusione. “Come pastore cui è stata affidata la responsabilità di questa comunità diocesana – ha detto Bassetti – sento il dovere di richiamare l’attenzione su una autentica conoscenza di noi stessi come cristiani. Dobbiamo impegnarci per essere una Chiesa più coraggiosa, più laicale, più missionaria. Non una Chiesa autoreferenziale, soddisfatta di sé e delle sue ricchezze”.
Nella linea di papa Francesco, ricordando anche l’esperienza recente delle giornate della GMG di Rio in Brasile che Bassetti ha vissuto insieme con i circa trecento giovani umbri, l’arcivescovo ha incitato con insistenza a non cedere all’autocompiacimento, a non ritenersi soddisfatti, ma a guardare attorno e affrontare con fiducia le sfide che la storia attuale pone ai credenti, chiamando tutti alla missione, soprattutto i laici e i giovani, uscendo da se stessi e rivolgendo attenzione e ponendosi, con amore, a servizio di coloro che si trovano nelle più remote periferie dell’attuale società. Lo spirito che deve animare la Chiesa è quello della “diaconia”, che indica, appunto, servizio alla verità, alla carità e alla eucaristica. La profezia laurenziana, originale e sorprendente per il mondo romano del secondo secolo e in aperta controtendenza anche nell’attuale società contemporanea dei consumi, è stata illustrata con parole ferme da Bassetti affermando che le vere ricchezze dalla Chiesa sono le persone e non le cose, né le strutture. Quando il prefetto romano chiese a Lorenzo di fargli avere i tesori della Chiesa, il diacono radunò tutti i poveri assistiti dalla comunità: “Questi sono i veri tesori della Chiesa”, disse, e con ciò si guadagnò il martirio.
Nell’intensa e appassionata omelia Bassetti ha ripetuto più volte due prospettive: il pericolo dell’autoreferenzialità e l’invito al coraggio di cambiare. I fedeli, membri della nostra diocesi, che conoscono la Bibbia e in particolare il libro dell’Apocalisse si domanderanno con una certa apprensione: Perugia come Laodicea? Nessuno fino ad ora aveva mai osato tanto. C’è molto da pensare. (Qui puoi scaricare il testo dell’omelia)