Basiliche francescane: la ‘politica’ non c’entra

Le nuove norme varate dal Papa non sono contro nessuno. Il fine è l'unità della Chiesa locale

Il clima per molti motivi infuocato attorno a temi religiosi, che caratterizza la scena italiana di questo periodo, è entrato anche nella nomina del vescovo di Assisi, di cui scriviamo nella pagina accanto. È stata montata una tempesta di opinioni, sospetti, accuse, per molti versi gratuita e per altri versi esasperata, in ogni caso maldestra e fuori di ogni bersaglio. Il tutto perché quando si parla di Chiesa e delle sue decisioni o pronunciamenti si tende, per un vizio di fondo e di sempre, a leggere le cose con l’occhio della politica e alcuni politici non hanno mancato di buttarsi sulla questione tirando da una parte o dall’altra. Tale deriva ha fatto perdere di vista ai pur intelligenti commentatori che la decisione di Benedetto XVI, anziché una sconfessione delle iniziative dei frati Conventuali considerate troppo progressiste, fa parte di un cambiamento già realizzato altrove, come nel santuario di Padre Pio da Pietrelcina e nel monastero di Subiaco, consistente nel favorire l’unità e la collaborazione tra la diocesi e il santuario situato in quel territorio. Si deve ricordare che, dal Concilio Vaticano II in poi, l’attenzione e lo sforzo preponderante nel rinnovamento della Chiesa passa attraverso la valorizzazione della Chiesa locale e nella convergenza di tutte e componenti di quella Chiesa particolare legata ad un preciso territorio in una comunione di fede e di cuore. In ambito laico si direbbe che si tratta di una prospettiva di valorizzazione delle sinergie per un migliore servizio ai fedeli e una più efficace opera di evangelizzazione. In una dimensione ecclesiale, questo significa essere in comunione profonda riconoscendo che non c’è Chiesa senza vescovo e che questi non è il padrone delle anime, ma il servitore della carità e il sostegno, oltre che il garante dei carismi presenti nella comunità. Egli è anche il tramite di unione con il vescovo di Roma e con tutti i vescovi che compongono il collegio episcopale attorno e sotto il romano pontefice. I santuari di Assisi continueranno a godere pertanto di tutta la libertà per esprimere il carisma francescano di fronte al mondo intero e conserveranno tutto il profondo legame con il papa, il ‘signor Papa’, cui si è rivolto san Francesco per l’approvazione della Regola, essendo basiliche papali, ed avranno tutto il sostegno non solo del vescovo, ma dei fedeli della diocesi per realizzare le iniziative loro proprie ed esclusive che sono coerenti con quello ‘spirito di Assisi’ di cui Giovanni Paolo II si è fatto annunciatore. Viene così evitato ogni equivoco ed ogni possibile separatezza di istituzione e carisma, di locale e universale. Viene spontaneo il ricordo di Francesco giovane, all’inizio del suo cammino di conversione, che rompe con il padre e si denuda nella pubblica piazza, accolto sotto il manto del vescovo e da lui protetto. Non c’è immagine più forte di questa per ricordare l’intima comunione tra vescovo di Assisi e francescani, il che non ha impedito a costoro di girare per il mondo intero con la libertà di un carisma che nessuno ha intenzione di spegnere.